Ho letto la biografia di Agassi quasi per caso.
Nell’introduzione, il tennista ringraziava un certo J.R. Moehringer per averlo aiutato a scrivere il libro e gli
confessava che il suo di libro (quello di J.R.) lo aveva commosso talmente
tanto, da spingerlo a chiedere proprio a lui l’aiuto per la biografia a quattro mani. Non
capita tutti i giorni di leggere una dichiarazione d’amore del genere, tant’è
che, la prima volta che ho visto il libro di Moehringer tra i ripiani di
Feltrinelli, ho deciso che dovevo leggerlo. “I bar delle grandi speranze”, questo è il titolo, è a sua volta la
biografia dell’autore (il suddetto J.R.), né più né meno come quella di Agassi,
con l’unica differenza che il secondo giocava a tennis mentre il primo era un
alcolista e scrittore fallito. Sul retro della copertina, nell’edizione della
Piemme, è citata una frase di Alessandro Baricco (non proprio l’ultimo arrivato):
“J.R. Moehringer, obbiettivamente, è di
una bravura mostruosa”. Mai giudizio fu più azzeccato. “Il bar delle grandi
speranze” è un libro delizioso, ma più del libro in sé, con la trama, è
deliziosa la scrittura di J.R. , il flusso di pensieri che trapianta al sé
stesso protagonista e quasi cinquecento pagine che volano via come un niente,
come via, volano quasi vent’anni di vita raccontata tra le righe.
Il libro è
come un immenso oceano, in cui parole e nomi e immagini e suoni, si susseguono
armoniche, e armonico è l’autore che capitano della sua nave, solca le acque e
ci guida leggeri attraverso la storia, senza che una pagina, neanche una
singola pagina, risulti al posto sbagliato, susciti perplessità o noia. Ma
quello che più di tutti affascina, è che nel libro, ci sono decine di
personaggi, tutti descritti con cura ma mai né troppo ingombranti né troppo
marginali. Decine di nomi ma nessuno che si possa dimenticare la pagina
successiva, perché ognuno ha un’anima e J.R è bravo a dargli anche un corpo e a
non farlo disperdere nel limbo degli eventi.
Se penso a quanti capolavori della
letteratura russa siano farciti di decine di nomi e personaggi che si perdono
nel vuoto dopo poche righe: quanti sforzi per cercare di imparare i nomi e
immaginare nella mente il profilo di un qualsivoglia maresciallo, che dopo due
battute cambia strada e mai più rincontra quella del protagonista. “Il bar
delle grandi speranze”, la cui trama non ho alcuna intenzione di svelare,
potrebbe coinvolgervi per un mese, letto a piccoli morsi, o per due giorni,
divorato nell’impeto di una curiosità che ti spinge avidamente a voltare pagina
e cominciare un nuovo capitolo. Anche se ti si chiudono gli occhi, anche se domani
devi alzarti presto, anche se vorresti gustarlo con più calma, anche se vorresti
fermarti a pensare alle similitudini della tua vita e quella di J.R. , perso,
come te, nell’analisi dei suoi limiti e dei suoi piccoli successi personali. C’est
la vie.