Non credo possa esserci un giorno migliore per parlarvi del libro di Alex Zanardi: "Volevo solo pedalare". E' un giorno sportivamente nefasto per me perché il Milan ha appena pareggiato contro il Benevento ultimo in classifica. Per chi come me cova una rabbia repressa esagerata, in questi casi bisogna fare appello a tutte le forze per non spaccare qualsiasi cosa si trovi sotto tiro. E per placare l'animo ed evitare di farsi denunciare dal vicinato per schiamazzi, non c'è niente di meglio che leggersi e rileggersi la seconda vita di Zanardi, quella nella quale il pilota romagnolo, ha continuato a fare il pilota anche senza gambe. La vicenda più o meno ve la ricordate tutti: il 15 settembre 2001 sul circuito tedesco del Lausitzring, Zanardi fu vittima di un pauroso incidente automobilistico. Miracolosamente si salvò ma dopo decine di interventi, perse le gambe, che gli furono amputate. Non si perse d'animo però e anzi, come scrive nel libro, il suo primo pensiero dopo essersi svegliato dal coma non fu quello di come avrebbe fatto a stare senza gambe, ma di come sarebbe riuscito a fare esattamente le stesse cose che faceva prima, pur senza gambe.
Anche il resto della storia è piuttosto nota: Zanardi tornò a correre in auto e addirittura a vincere qualche gara, nelle stesse categorie dove correvano i cosidetti "normodotati". Non solo, Zanardi incontrò per caso una persona nella sua stessa condizione, che praticava l'handbike e si mise in testa di provarci, con risultati che l'hanno portato a vincere medaglie alle paraolimpiadi di Londra e Rio. Adesso voi mi dovete dire come faccio io ad essere ancora incazzato con il mondo per colpa del Milan, quando poi leggo di queste storie meravigliose, in cui un superuomo (perché così lo considero), prende a calci nel sedere il proprio destino e affronta la vita con la semplicità che avrei io nel bere un bicchiere d'acqua.
Ok, probabilmente anche Zanardi avrà una sua squadra del cuore e anche lui si arrabbierà ogni tanto, è umano. Ma infatti il vero problema non sta tanto nell'arrabbiarsi o meno per il risultato di una squadra, quanto nel farsi condizionare così tanto dal rovinarsi la domenica.
Ma che c'entra però Zanardi con il calcio, direte voi? Nulla, ne sono consapevole ma avevo urgentemente bisogno di scrivere e sfogarmi e si da il caso che quello di Alex sia l'ultimo libro che abbia letto e che potevo raccontare. Adesso vado a mangiarmi la Nutella e a riguardarmi su Youtube tutte le gare di Zanardi alle Paraolimpiadi. Se non altro so già come va a finire e a fine gara avrò una scusa per festeggiare e chiudere in bellezza la domenica. Grazie Zanardi.
Lo adoro da sempre, negli ultimi anni ancora di più. Gli esempi di uomini così sono una speranza per l'umanità: potremo non estinguerci, chissà.
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