Si
sa che scopriamo quali sono le cose davvero importanti, solo quando le
perdiamo. Mai come in questi giorni mi sono accorto di quanto sia
imprescindibile il piacere
dell’acqua calda. Giovedì scorso, esattamente la bellezza di cinque
giorni fa (dico cinque!), si è rotta la caldaia. Si è rotta come si
rompono tutte le cose: all’improvviso e senza avvisarti. Avevo fatto
fare la revisione qualche mese prima, il tecnico aveva
battuto la sua mano sul freddo portellone della caldaia e aveva
esclamato sorridente: “Che bomba, questa marca è la migliore sul
mercato, complimenti”.
E infatti, dopo pochi mesi qualcosa si è rotto.
Ma va bene, ripeto, le cose si rompono. Poteva andar peggio,
potevo rompermi io ad esempio e sarebbe stato senz’altro molto peggio.
Cinque giorni senza acqua calda quindi e di conseguenza, senza
termosifoni. Ma dei termosifoni me ne posso fare una regione, in fondo è
inizio marzo e Torvajanica non è Mosca, quindi si
sopravvive con una felpa in più. Ma la doccia? Ecco, Torvajanica non è
Edimburgo e non siamo scozzesi che apprezzano la doccia fredda come
fosse sempre luglio. La doccia calda è necessaria, è un patrimonio
dell’umanità. Non c’è alternativa, non c’è qualcosa
che le somigli anche solo lontanamente. La doccia calda è unica. Non
puoi far riscaldare l’acqua nella pentola e poi fartela precipitare in
testa; non puoi lavarti a pezzi perché non significa lavarsi; non puoi
andare a casa di un tuo amico o da tua madre
perché la doccia a casa tua è la doccia a casa tua. Cinque giorni,
immaginate cosa possa significare? No, non lo potete immaginare se non
lo avete vissuto: cinque giorni in cui devi stare attento a non sudare, a
non correre, a non emozionarti perché potresti
ritrovarti con le gocce che ti colano dalla schiena e dalle ascelle e
non aver alcun modo per lavarle. Ripeto, lavarsi a pezzi non vale. Ma
come facevano gli antichi senza telefonino, o senza microonde, o senza
bancomat? Ma chi se ne frega! Quello che mi domando
è come facessero senza acqua calda? Starò esagerando io? Senz’altro al
mondo esisteranno milioni di persone che vivono senza acqua calda ma io,
io non ci so stare.
Ieri è passato un altro tecnico e ha capito qual è
il problema. Oggi mi porta la soluzione e
Dio solo sa se per stasera, in casa tornerà la benedetta acqua calda.
Adesso, che sto aspettando che citofoni il buon uomo, sento come un
brivido (speriamo non mi faccia sudare troppo). Potrebbero volerci due,
tre ore, ma presto potrei farmi questa strabenedetta
doccia. Cosa sono in fondo tre ore, di fronte a cinque giorni di
imbarbarimento dello spirito e dell’odore corporeo? E’ l’attesa della
doccia calda, essa stessa la doccia calda? Decisamente no, ve lo posso
assicurare. Ecco che citofonano. Se sono i Testimoni
di Geova, giuro che li faccio entrare e li abbraccio forte forte forte.
Se il vostro Dio è così potente, vi salverà dalla puzza.
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