mercoledì 7 gennaio 2015

Comunque ridendo e scherzando,questo ha scritto un bel romanzetto. Complimenti.

C’è un ereader lì sulla mensola della mia camera, che aspetta trepidante che io parta per qualche viaggio (possibilmente in aereo). L’ereader sa che, solo quando volo, decido di portarlo con me (altrimenti nada de nada, sotto le coperte voglio solo carta stampata). Il suddetto ereader è ora contento, perché di recente ho in effetti volato. Poiché ad ogni volo lo porto con me, mi viene quasi naturale associare un libro ad un determinato viaggio, visto che di solito comincio a leggere un qualsiasi cosa sul volo di andata e che finisco sempre la suddetta cosa su quello di ritorno. Legato a doppio filo a questo mio viaggio a Wroclaw (Polonia), sarà per sempre “La famiglia Fang” di Kevin Wilson, un romanzo che apparentemente sembra solo leggero e spassoso, ma che scorrendolo, tratta temi molto importanti come il rapporto genitori figli, il ruolo dell’arte nella vita degli artisti e non, la passione per la scrittura e l’amore (etero e non). Insomma, dopo aver iniziato un paio di libri “a sensazione” e averli salutati alla seconda pagina, mentre il mio aereo sorvolava una innevata Umbria, ho cominciato a leggere dei Fang e del loro strano modo di fare arte. Padre e madre pianificano un evento, come ad esempio entrare in un centro commerciale e creare confusione con un buono pasto falso, e poi sono i due figli (A la femmina, B il maschietto) ad andargli dietro, facendo a volte da cavie, a volte da “aizza popolo”, altre da semplici spettatori che filmano la scena “artistica” con la telecamera. 


Mentre viaggiavo in bus da Katowice a Wroclaw, apprezzavo invece la bella scrittura di Wilson, che parla di temi drammatici ma lo fa con una penna da commedia, come il povero figlio B, che cresciuto e scopertosi scrittore fallito di romanzi, ritrova la voglia di scrivere (e l’ispirazione) grazie a l'amore di una normalissima studentessa universitaria, conosciuta per caso ad un suo intervento su come si trasforma una idea in un libro. Mentre tornavo da Wroclaw a Katowice (sempre in economico bus), e ai lati dell’autostrada la neve fresca copriva tutto a perdita d’occhio, apprezzavo il piccolo grande dramma della figlia A, attrice di discreto successo, prima vicina a vincere l’Oscar, poi in crisi con la sua arte e soprattutto con se stessa, divisa tra la voglia sincera di dedicarsi solo alla recitazione e quella di ubriacarsi ad ogni ora del giorno. E meno male che il volo di ritorno verso Roma è durato più di due ore, perché ho avuto tutto il tempo di godermi il finale, incalzante come fosse un romanzo giallo (in parte lo diventa in effetti) e dal finale a sorpresa (dei figli A e B, come del lettore). Insomma, se foste anche voi in futuro,  presi dal dubbio su cosa leggere in aereo durante il vostro prossimo viaggio, consiglio vivamente le tragicomiche peripezie della famiglia Fang. 

A me invece, consiglio di conservare il caricatore di qualsiasi oggetto, nella scatola dell’oggetto stesso, onde evitare, come sto scoprendo ora con l’ereader, che il caricatore nella scatola non c’è più’, Forse perso in qualche scantinato buio o forse semplicemente buttato per errore. In attesa di un post che racconti la soluzione del problema, tanti cari (e gelidi) saluti polacchi.