domenica 26 luglio 2015

Attenzione, l'isola nella foto non è alle Tremiti.

Sono certo, sarà capitato ad ognuno di voi, almeno una volta nella vita. A l’uscita di una libreria o di un cinema, in riva al mare mentre vi rilassate e vi friggete, fuori da un supermercato o semplicemente camminando lungo la strada. Un ragazzo dalla pelle scura (ma che più scura non si può), avrà provato a vendervi un libro. Uno, due, tre volte no, alla quarta però ti fermi e basta un secondo, un solo secondo di cedimento, nella tua diga di indifferenza (necessaria per sopravvivere nella giungla della strada) e lui si infila, allarga la breccia e parla (parla, parla, parla). I suoi libri non sono quelli che trovi in libreria, ma brevi racconti africani (o ricette, o romanzi o biografie) pubblicati da case editrici indipendenti e in teoria, fondate appositamente per aiutare gli immigrati. Le case editrici offrono un contratto ai ragazzi (e di conseguenza gli garantiscono un permesso di soggiorno), gli danno copie dei libri, e aspettano che loro li vendano, così da ricavarci anche un giusto guadagno (e nessuno deve anticipare nulla). 

Nell’arco degli anni, ho comprato tre libri in questo modo: due sono molto simili, il racconto di ragazzi senegalesi arrivati in Italia con i barconi e che adesso si guadagnano da vivere qui, il terzo è un libro di cucina africana, con ricette accuratamente occidentalizzate (anche perché molta della frutta e verdura usata per prepararli, qui non si troverebbe). I racconti sono scritti in un italiano semplice, scorrevoli ed interessanti, se non altro perché ti raccontano la vita dei “migranti”, così si dice adesso, dal loro punto di vista. E certamente non è una gita a Gardaland, come si può immaginare. Questo post non ha nulla di politico né intende trasmettere un messaggio. Sono convinto che si debba aiutare chi ha bisogno come che sia impossibile aiutare tutti. Ma sono anche sicuro che qualsiasi cosa faremo, o proveremo a fare, sarà come asciugare il mare con un fazzoletto (come si dice), perché di fronte a guerra e povertà, niente fermerà chi continuerà a scappare verso le nostre spiagge. 

Detto questo, e qui volevo arrivare, la prossima volta che vi fermano per vendervi questi libri, non dico di comprarli, ma almeno leggete i titoli e incuriositevi. Non avrete capolavori tra le mani, ma potrete senz’altro fare due cose: aiutare con pochi euro chi ha bisogno ed evitare di spendere soldi, per libri sul genere di "50sfumature di grigio" (o di "nero Africa", se preferite).