martedì 8 settembre 2015

Ti voglio bene Umberto Eco (eco eco eco eco eco eco)


Non sono il tipo che insegue autografi di celebrità né di persone interessanti. Primo perché non sono il tipo, secondo perché forse, tutti quelli che mi interessano davvero sono già morti (a parte Kundera). Fanno eccezione pochi eletti, per i quali non dico di avere una venerazione, ci mancherebbe, ma mi stanno molto simpatici. Tra questi c'è certamente Umberto Eco, con il suo visone sempre imbronciato, sempre pronto a mandarti a quel paese perché non sei abbastanza intelligente per lui, sempre pronto ad elargire medioevalità, che tanto chi lo può smentire? Non ho modo di controbattere se mi parli degli usi e costumi dei Longobardi di Alboino. Insomma, fatto sta che qualche anno fa ero andato all'Auditorium a Roma, ad ascoltare un'intervista proprio ad Eco (credo stesse uscendo il Cimitero di Praga) e c'ero andato con la mia copia del Nome della Rosa, fiducioso di poter avere un autografo del noto autore. Nemmeno inizia lo show che l'intervistatore esordisce: mi spiace ma il professor Eco ha una mano fasciata, quindi oggi non rilascerà autografi a fine serata. E lì maledizioni generali della platea, a quel punto quasi tentata di sfollare prima del tempo. 

Fatto questo ampio preambolo, giusto per dire che Eco mi piace, anche se finge di avere la mano fasciata, passiamo alla recensione del giorno, ovvero, Numero Zero, ultima fatica (come si dice), del semiologo piemontese. Che volete che vi dica? Io ero abituato a leggere Eco e a fermarmi dopo 20 pagine, preso dallo sgomento per non averci capito nulla e invece Numero Zero te lo bevi come un bicchiera d'acqua fresca, anzi, quasi quasi sembra un romanzetto scritto da un chiunque, al confronto con i suoi altri libri. Magari non sarà ai livelli di La solitudine dei numeri primi (a proposito di numeri) ma quasi (e La solitudine dei numeri primi è il romanzo più sopravvalutato della storia). Va be' dai, forse esagero, in fondo il professore è sempre il professore. In fondo nel romanzo ci sono ogni tanto citazioni erudite ed è un piacere immergersi nell'atmosfera dei bei vecchi anni 90, con tanto di complottismo con chiamata in causa di Mussolini, Licio Gelli e Ajo'Cossiga. Sarà pure padrone Eco, ogni tanto, di stancarsi di scrivere da professorone e di rilassarsi e raccontare cose più semplici? 

Ok, tiriamo le fila. Se siete amanti dell'Eco arzigogolato e da libro di 500 pagine, rimarrete delusi. Niente ore passate a decifrare una pagina e niente delirio di onnipotenza se riuscite a finire il libro. Se invece non conoscete Eco e volete vantarvi di averlo letto almeno una volta nella vita, fatevi sotto, perché questo libro lo consiglierei anche ad un bambino di terza media. Detto questo, chi sono io per recensire Eco e addirittura criticarlo? Ovviamente nessuno ma il blog è mio e qui comando io. E se Eco si azzarda a chiedermi un autografo, gli chiedo indietro i soldi del biglietto dell'Auditorium.