mercoledì 23 dicembre 2015

Mi raccomando a Natale regalate libri che porcoggiuda basta co ste cazzo de sciarpe che fanno pure 38 gradi tra l'altro.

C'è una casa editrice che si chiama Iperborea. Se non l'aveste mai sentita nominare non preoccupatevi perché sicuramente avrete visto i suoi libri e il loro curioso formato. Il lato lungo di un immaginario rettangolo, è nella media ma quello corto è molto più piccolo che negli altri libri, sicché sembra che il libro si apra a metà e comunque, le pagine scorrono via molto più veloci, visto che lo spazio per le parole è minore. Detto questo, mi era già capitato di leggere un libro di questa casa editrice ed era niente popò di meno che "Il Medico di Corte" di tale Per Olov Enquist. Il libro mi era piaciuto molto, ma nonostante questo, da quel momento non ero più entrato in contatto con scrittori del profondo Nord Europa, finché una collega (finlandese) non mi ha parlato di Arto Paasilinna e del suo libro più famoso "L'anno della lepre". La prima cosa che sorprende di questo libro (che ho scoperto essere piuttosto famoso anche in Italia) è che non è recente, anzi, risale al 1975. Questo per dire che, nonostante la trama ricordi una sorta di "Into the wild" versione finlandese, non è ispirato alle note avventure di Christopher McCandless. 

Per sommi capi la storia è questa: un giornalista quarantenne, stanco e deluso dalla sua vita professionale e coniugale, sta attraversando una foresta in macchina (insieme ad un collega fotografo). Senza volerlo i due investono una lepre che ferita, fugge all'interno della foresta. Il protagonista esce dalla vettura, si inoltra tra gli alberi per cercare la piccola lepre e non torna più indietro. A quel punto inizieranno mille avventure che, e questo è il bello, non sono affatto irreali o romanzate come si potrebbe pensare ma sono avventure alla portata di tutti, a patto di avere il coraggio di fare quello che ci pare, senza badare a convenzioni sociali o obblighi quotidiani. Rapportato al ben più noto Into the wild, qui il protagonista è innanzi tutto molto più esperto di Alexander Supertramp ed è quindi in grado di sopravvivere nella foresta da solo, anche perché, non cerca l'isolamento totale ma un semplice peregrinare tra le piccole ma civilizzate cittadine della Lapponia. Qui non si tratta di scappare dall'occidente e dalle sue convenzione, qui si tratta di scappare da una moglie oppressiva e da un lavoro degradante. Nel finale, ci sarà il tanto atteso (non certo dal protagonista) ritorno alla vita di città, ma solo perché nel frattempo le condizioni di base saranno cambiate e il protagonista avrà trovato ragioni e stimoli nuovi per smettere di nascondersi tra boschi e baite. 


Insomma, so che questo post non è stato particolarmente simpatico come altri né che possa avervi raccontato il libro con tale dovizia di particolari da spingervi ad acquistarlo in massa, però, se in un lungo e noioso pomeriggio domenicale, vi trovaste come me a gironzolare per una libreria cercando qualcosa di stuzzicante (e aspettando che inizi la partita della Virtus Roma al Palazzetto), vi consiglio di comprare "L'Anno della lepre" e gustarvi qualche ora di svago, con un finlandese sorprendentemente simpatico ed appassionante. Hyvästi ja kiitos.