Ogni
tanto decido di staccare la mente e dedicarmi alle più rilassanti ed
evanescenti delle lettere: le biografie. Ma non le biografie di
grandi eroi del passato, magari ricostruite da scrittori moderni,
bensì le biografie di persone in vita. A volte sportivi che
raccontano la propria storia ad un giornalista o altrimenti attori,
scrittori, cantanti e perché no, anche il buon Rocco Siffredi.
Quindi biografie di gente seria, che ha vinto o fatto qualcosa nella
vita, non come quel presuntuoso di Icardi, che a 16 anni appena
compiuti pubblica un'autobiografia, non capendo sinceramente cosa
possa scrivere di interessante, se non a che età è caduto il primo
dentino o l'emozione che avrà provato segnando il primo gol nelle
giovanili, presumibilmente pochi mesi fa. Per biografie intendo
quelle di veri e grandi campioni, che i loro trofei li hanno alzati
anni fa e che adesso si raccontano e possono parlare anche di
retroscena divertenti e cose che magari mentre erano in attività non
avrebbero potuto raccontare senza suscitare ira o imbarazzo di
qualcuno.
Nella categoria dei non sportivi, di recente ho letto
l'autobiografia di Carlo Verdone, che lui ha voluto intitolare “La
casa sotto i portici” in nome della casa dove è cresciuto, in
Lungotevere dei Vallati a Roma (insomma non proprio Morena o Boccea).
Confesso che il libro l'ho preso usato e in realtà volevo regalarlo,
ma la curiosità è stata troppa e prima di impacchettarlo me lo sono
letto. Avevo paura che il libro sarebbe stato un po' banale e avrebbe
rovinato l'immagine perfetta che ho di Carlo, ovvero una persona che
non solo fa ridere ma che ogni volta che dice qualcosa, si ha la
sensazione che abbia detto una cosa intelligente.
E invece, per mia
grande sorpresa, il libro rispecchia esattamente il tipo: non è un
banale racconto cronologico di eventi, ma una ricostruzione
divertente di fatti, di personaggi, di emozioni. E' lo stesso Verdone
che si vede nei suoi film: un ragazzo (oggi uomo) timido e introverso
che però è riuscito a fare sempre quello che si è prefissato,
mettendoci passione e facendosi aiutare da una bella famiglia che lo
ha sostenuto e supportato (e che certo non erano morti di fame!). Ne
esce fuori una bella persona, un bel figlio prima e poi un buon
genitore e alla fine, nel ricordo della vecchia casa e dei genitori
ormai morti, fa anche cadere qualche lacrimuccia (non a me, perché
io sono un orco). Insomma, se un giorno voleste distrarvi qualche ora
e non pensare a nulla (senza cimentarvi in letture pesanti) e in più
bervi anche un po' di gossip di casa Verdone (e quindi casa De Sica,
visto che sono imparentati), vi consiglio di leggere “La casa sotto
i portici” e rosicare perché sta casa sotto i portici davanti
Ponte Sisto, secondo me dev'esse stata proprio 'na gran bella casa.
Alla faccia de Torvajanica.
Ps:
Visto che ogni volta che scrivo un post su un libro, sembra che ho
letto il libro più bello mai scritto, vi dico che questo non è sto
capolavoro da storia della letteratura, ma non credo che fosse questo
l'intendo di Verdone, quindi godetevi il libro per quello che è e
non rompete. Verdone fa l'attore e lo fa pure piuttosto bene. Sulla qualità del libro si può tranquillamente sorvolare.
Sorriso, rise, risata, come me vie' da ride.