lunedì 7 novembre 2016

Carlo Verdone nasce a Roma il 17 novembre del 1950



Ogni tanto decido di staccare la mente e dedicarmi alle più rilassanti ed evanescenti delle lettere: le biografie. Ma non le biografie di grandi eroi del passato, magari ricostruite da scrittori moderni, bensì le biografie di persone in vita. A volte sportivi che raccontano la propria storia ad un giornalista o altrimenti attori, scrittori, cantanti e perché no, anche il buon Rocco Siffredi. Quindi biografie di gente seria, che ha vinto o fatto qualcosa nella vita, non come quel presuntuoso di Icardi, che a 16 anni appena compiuti pubblica un'autobiografia, non capendo sinceramente cosa possa scrivere di interessante, se non a che età è caduto il primo dentino o l'emozione che avrà provato segnando il primo gol nelle giovanili, presumibilmente pochi mesi fa. Per biografie intendo quelle di veri e grandi campioni, che i loro trofei li hanno alzati anni fa e che adesso si raccontano e possono parlare anche di retroscena divertenti e cose che magari mentre erano in attività non avrebbero potuto raccontare senza suscitare ira o imbarazzo di qualcuno. 

Nella categoria dei non sportivi, di recente ho letto l'autobiografia di Carlo Verdone, che lui ha voluto intitolare “La casa sotto i portici” in nome della casa dove è cresciuto, in Lungotevere dei Vallati a Roma (insomma non proprio Morena o Boccea). Confesso che il libro l'ho preso usato e in realtà volevo regalarlo, ma la curiosità è stata troppa e prima di impacchettarlo me lo sono letto. Avevo paura che il libro sarebbe stato un po' banale e avrebbe rovinato l'immagine perfetta che ho di Carlo, ovvero una persona che non solo fa ridere ma che ogni volta che dice qualcosa, si ha la sensazione che abbia detto una cosa intelligente. 

E invece, per mia grande sorpresa, il libro rispecchia esattamente il tipo: non è un banale racconto cronologico di eventi, ma una ricostruzione divertente di fatti, di personaggi, di emozioni. E' lo stesso Verdone che si vede nei suoi film: un ragazzo (oggi uomo) timido e introverso che però è riuscito a fare sempre quello che si è prefissato, mettendoci passione e facendosi aiutare da una bella famiglia che lo ha sostenuto e supportato (e che certo non erano morti di fame!). Ne esce fuori una bella persona, un bel figlio prima e poi un buon genitore e alla fine, nel ricordo della vecchia casa e dei genitori ormai morti, fa anche cadere qualche lacrimuccia (non a me, perché io sono un orco). Insomma, se un giorno voleste distrarvi qualche ora e non pensare a nulla (senza cimentarvi in letture pesanti) e in più bervi anche un po' di gossip di casa Verdone (e quindi casa De Sica, visto che sono imparentati), vi consiglio di leggere “La casa sotto i portici” e rosicare perché sta casa sotto i portici davanti Ponte Sisto, secondo me dev'esse stata proprio 'na gran bella casa. Alla faccia de Torvajanica.

Ps: Visto che ogni volta che scrivo un post su un libro, sembra che ho letto il libro più bello mai scritto, vi dico che questo non è sto capolavoro da storia della letteratura, ma non credo che fosse questo l'intendo di Verdone, quindi godetevi il libro per quello che è e non rompete. Verdone fa l'attore e lo fa pure piuttosto bene. Sulla qualità del libro si può tranquillamente sorvolare. 
Sorriso, rise, risata, come me vie' da ride.