mercoledì 28 dicembre 2016

I am Marco Di Luzio and I want to tell you the story of Mafia in Mumbai, India

Un giorno andai a pranzo con un americano che lavorava vicino al mio ufficio. Sono assolutamente certo che ci trovassimo simpatici a vicenda (almeno a me lui stava simpatico) e che il trucco per mantenere viva e costante questa simpatia, fosse il fatto che non eravamo in grado di capirci. Io tentavo di parlargli in un inglese da prima elementare mentre lui rispondeva nel suo meraviglioso italiano fatto di verbi all'infinito e di zero sostantivi. In questo pranzo fatto più di cibo che di grandi discorsi scientifici, riuscii a chiedergli quale fosse il suo libro preferito e lui mi rispose "Shantaram" di Gregory David Roberts. Conoscevo il libro, se non altro per la mole indicibile e lo spazio che occupava (una singola copia) in mezzo agli scaffali delle librerie. Lo avevo sempre osservato da lontano (il libro intendo, non il simpatico [sulla fiducia] americano) ma non mi ero mai sentito particolarmente attratto, non per le dimensioni quanto per l'ambientazione: l'India.

A volte me ne dimentico anche io, ma in India ci sono stato qualche anno fa e non è stato certo un viaggio da sogno. Non per le persone che ho incontrato quanto per l'ambiente. Non mi sono mai sentito veramente a casa o a mio agio nelle strade e tra la gente, come se mi trovassi in un mondo totalmente diverso dal mio, come se fossi in altro pianeta. Probabilmente ero davvero in un altro pianeta e proprio per questo l'India (o le mille indie all'interno dell'India) è un continente che o ami o odi. Io mi riservo di rispendere in una prossima vita; magari l'India merita una seconda possibilità. Comunque, dopo questa ampissima introduzione, passiamo al libro: grazie amico americano che mi hai fatto conoscere Shantaram! Un romanzo meraviglioso, scritto con il cuore e come se fosse il testamento spirituale dell'autore. Shantaram è la storia della vita di Roberts, una parte dell'incredibile vita di Roberts; che nasce in Australia, scappa da una prigione, si ritrova a Bombay, fa mille altre cose fantastiche e alla fine (anche se nel libro non è raccontato), si ritrova nuovamente in prigione in Australia. Nel mezzo ci sono 1200 pagine di racconto, un po' di verità e un po' di fantasia, visto che è stato scritto solo anni dopo che le vicende erano accadute. In mezzo, c'è un uomo che arriva a Bombay senza niente, non solo materialmente ma anche spiritualmente e si ritrova a vivere un viaggio che è una quotidiana crescita personale e spirituale, senza che si nomini mai Dio ma una spiritualità che è filosofia e umanità.

Sarebbe troppo facile dirvi di leggere Shantaram e di farlo perché è un libro bello: vi dico di leggerlo perché potrebbe addirittura diventare il vostro libro del cuore, come per il mio amico americano. Metto subito le mani avanti e vi dico che non è diventato il mio libro preferito, quello credo che sia ancora il Deserto dei Tartari (forse, dipende dai giorni), però vi dico di dare fiducia a questo libro e a voi stessi e provare a leggerlo. Tanto siete ancora in vacanza e vi assicuro che rispetto ai mattoni russi, questo è un romanzetto che si legge in una notte. Una notte molto molto lunga. अलविदा मेरे दोस्त (alavida mere dost, arrivederci amici miei).