martedì 22 agosto 2017

Lo sapevate che a Roma Nord, c'è una via dedicata al padre di Piero Angela?

Sto leggendo "La casa in collina" di Cesare Pavese e la prima parte si svolge a Torino, durante i diversi bombardamenti che la città subì nella Seconda Guerra Mondiale. In quella città, sotto quei bombardamenti (che Pavese però osservava dalla sua collina), c'era anche un ragazzino, destinato a diventare uno dei volti più amati della TV italiana: Piero Angela. Ovviamente Pavese non sapeva chi fosse questo giovanissimo Piero Angela né Piero poteva immaginare che Pavese se ne stesse a bighellonare nei boschi mentre Torino bruciava, ma è comunque un bel gioco quello di immaginare gli incroci incredibili di vite in apparenza così distanti.


Lo avrete capito ormai, non ho saputo né voluto resistere: mi sono fatto regalare la biografia di Angela "Il mio lungo viaggio: 90 anni di storie vissute". Piero Angela è decisamente un modello, un mito, un punto di riferimento per generazioni di italiani, che grazie a lui hanno capito una cosa importantissima: imparare può non essere una cosa noiosa! Angela a dire il vero, da quello che racconta, non era molto convinto di scrivere una sua biografia. Non voleva apparire autoreferenziale né annoiare il lettore con episodi troppi personali. Alla fine qualcuno, fortunamentamente, lo ha convinto e così noi possiamo leggere della sua vita, in quella Torino borbardata, in quella infanzia borghese e privilegiata, ma nella quale è cresciuto comunque con tante privazioni dovute alla Guerra, privazioni che probabilmente formeranno il suo carattere (in positivo) per tutta la vita. Angela racconta poi mille altre storie, non solo quella di come nacque Quark e SuperQuark. Racconta del suo entusiasmo per l'unione Europea, del suo rammarico per il nostro meraviglioso patromonio artistico non valorizzato, della sua vita a Parigi e in Belgio, con cieli bassi e nuvolosi ma grandi soddisfazioni lavorative.

Non c'è niente che possa essere definito gossip, ma solo riflessioni, pensieri, speranze. Leggere la biografia di Piero Angela significa leggere una lettera aperta che un nonno scrive a milioni di nipoti, in cui non c'è nulla di nostalgico per il passato ma solo un grande messaggio di speranza per il futuro.
Non che Angela regali solo baci e abbracci, sia chiaro. E' lucido quando condanna comportamenti e atteggiamenti negativi di noi italiani, ma allo stesso tempo se si arrabbia, lo fa perché crede fortemente in un possibile cambiamento, che non può partire solo dalla politica ma che deve nascere da ogni singolo. Se c'è una cosa che mi ha lasciato questo libro è il rafforzarsi della stima e del rispetto verso Angela e il suo lavoro. E non mi viene nemmeno una battuta spiritosa con cui chiudere il post perché adesso sinceramente, avrei solo voglia di mollare tutto e iscrivermi ad Archeologia. Magari se rinasco.
 

lunedì 7 agosto 2017

Sono le 22e49 di una calda sera di agosto e a me vien voglia di parlarvi del Gattopardo. Che finaccia...

Adesso ditemi un libro che vi viene in mente, il primo, che associate alla noia. Ma non dovete associarlo alla noia perché lo avete letto e non vi è piaciuto, no, dovete considerarlo noiosissimo a prescindere. Che so, ad esempio se penso ai libri che da piccolo vedevo nella libreria dei miei genitori, mi balza subito in mente "Via col vento", un mattone buono giusto per aprirci il cocco. Poi al secondo posto mi viene in mente "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che tra l'altro i miei avevano in una bella edizione di qualche decennio fa, probabilmente anche di un qualche valore oggi. Leggevo diecimila volte le prime righe; quella frase del rosario in latino e poi l'inizio di una descrizione, e puntualmente scoppiavo a ridere alla sola idea di continuare a leggere un libro che doveva essere noioso forse più di Via col Vento (di cui almeno conoscevo il finale, e no, alla fine nessuno vola via a causa della bora). Poi però accade che passa il tempo, che magari compri una versione moderna del libro (stavolta senza la vecchia copertina rigida) e quasi quasi ci butti l'occhio. Dici: "Ma se sto libro è così famoso ci deve essere un motivo! Voglio dire, mi hanno costretto a leggere quel supplizio dei "Promessi Sposi", questo non potrà essere peggio". Così supero la prima pagina, la seconda, la terza e mi rendo conto che il libro è bello veramente, che scorre, che addiruttura (e qui si sprecano i punti esclamativi) fa ridere!!!! Hai capito sto Tomasi di Lampedusa, che poveraccio gli hanno pure pubblicato il libro dopo morto e non si è nemmeno goduto il successo.


Ma di cosa parla sto Gattopardo? E' la storia di una nobile famiglia siciliana di cui si raccontano le vicissitudini a partire dall'Unità di Italia, fino al primo decennio del 900. Ci sono vari personaggi ma l'attore principale (nonché capofamiglia) è Don Fabrizio Corbera, Principe di Salina. E qui ecco un'altra sorpresa: questo protagonista, che dovrebbe essere in realtà uno spocchioso, classista, rompicoglioni, addirittura risulta simpatico. Altro miracolo del Tomasi. Adesso io dovrei parlarvi anche delle varie sfaccettature del romanzo: dovrei forse entrare nei dettagli dei personaggi, delle vicende, di quello che si vuole dire dicendo altro. Perché secondo me questo libro è bello anche perché racconta ma non spiega. Un pò come "La fattoria degli animali" di Orwell, tu devi cercare di capire qual'è il vero significato delle parole ma non è detto che lo capisci o magari i significati sono tanti e vanno tutti bene o sono tutti sbagliati.

Potrei parlarvi di quanto sia malinconico questo maledetto libro e proprio per questo sia irresistibile e affascinante. Potrei dirvi che forse sarebbe meglio far leggere questo di libro al liceo e non i Promessi Sposi, che con tutta onestà, anche all'oratorio dovrebbero bandire. Ma forse per invogliarvi, basta che vi dica che è in questo libro che troverete la famosa frase "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi". E non dite che non l'avete mai sentita che non ci credo. Leggetelo dai, che magari poi ne parliamo e mi dite cosa ci avete capito voi, qual'è il significato, la morale di questo romanzo, che sembra così scontata ma che secondo me, forse nemmeno Tomasi se la ricordava più una volta finito. Leggetelo dai, leggetelo, facciamo rivoltare sto Manzoni nella tomba!