Sto leggendo "La casa in collina" di Cesare Pavese e la prima parte si svolge a Torino, durante i diversi bombardamenti che la città subì nella Seconda Guerra Mondiale. In quella città, sotto quei bombardamenti (che Pavese però osservava dalla sua collina), c'era anche un ragazzino, destinato a diventare uno dei volti più amati della TV italiana: Piero Angela. Ovviamente Pavese non sapeva chi fosse questo giovanissimo Piero Angela né Piero poteva immaginare che Pavese se ne stesse a bighellonare nei boschi mentre Torino bruciava, ma è comunque un bel gioco quello di immaginare gli incroci incredibili di vite in apparenza così distanti.
Lo avrete capito ormai, non ho saputo né voluto resistere: mi sono fatto regalare la biografia di Angela "Il mio lungo viaggio: 90 anni di storie vissute". Piero Angela è decisamente un modello, un mito, un punto di riferimento per generazioni di italiani, che grazie a lui hanno capito una cosa importantissima: imparare può non essere una cosa noiosa! Angela a dire il vero, da quello che racconta, non era molto convinto di scrivere una sua biografia. Non voleva apparire autoreferenziale né annoiare il lettore con episodi troppi personali. Alla fine qualcuno, fortunamentamente, lo ha convinto e così noi possiamo leggere della sua vita, in quella Torino borbardata, in quella infanzia borghese e privilegiata, ma nella quale è cresciuto comunque con tante privazioni dovute alla Guerra, privazioni che probabilmente formeranno il suo carattere (in positivo) per tutta la vita. Angela racconta poi mille altre storie, non solo quella di come nacque Quark e SuperQuark. Racconta del suo entusiasmo per l'unione Europea, del suo rammarico per il nostro meraviglioso patromonio artistico non valorizzato, della sua vita a Parigi e in Belgio, con cieli bassi e nuvolosi ma grandi soddisfazioni lavorative.
Non c'è niente che possa essere definito gossip, ma solo riflessioni, pensieri, speranze. Leggere la biografia di Piero Angela significa leggere una lettera aperta che un nonno scrive a milioni di nipoti, in cui non c'è nulla di nostalgico per il passato ma solo un grande messaggio di speranza per il futuro.
Non che Angela regali solo baci e abbracci, sia chiaro. E' lucido quando condanna comportamenti e atteggiamenti negativi di noi italiani, ma allo stesso tempo se si arrabbia, lo fa perché crede fortemente in un possibile cambiamento, che non può partire solo dalla politica ma che deve nascere da ogni singolo. Se c'è una cosa che mi ha lasciato questo libro è il rafforzarsi della stima e del rispetto verso Angela e il suo lavoro. E non mi viene nemmeno una battuta spiritosa con cui chiudere il post perché adesso sinceramente, avrei solo voglia di mollare tutto e iscrivermi ad Archeologia. Magari se rinasco.