domenica 6 maggio 2018

Vienna è la città che mi ha più sorpreso: pensavo fosse nulla di che, invece è bellissima. Andateci.

Lo confesso: ho avuto la crisi del lettore! Esiste la crisi dello scrittore, quando per mesi non si riesce a scrivere nulla e esiste la crisi del lettore, quando per settimane (mesi è un pò troppo), non si riesce a leggere nulla. A casa ho decine di libri che non ho ancora letto ma nessuno in queste settimane mi aveva particolarmente ispirato, finché non mi sono imposto di mettermi davanti alla libreria e sceglierne uno; uno che fosse breve e che riancendesse quella scintilla in me. Insomma, dovevo sbloccarmi.

Ed eccomi qui a raccontarvi brevemente di "La Cripta dei Cappuccini" di Joseph Roth. Diciamolo subito: carino. Come scelta che mi sono imposto, mi è andata bene. Il libro è ambientato prima, durante e dopo la Prima Guerra Mondiale e racconta le vicende di un giovane rampollo della Vienna bene, che vive sulla propria pelle, la crisi e la caduta del secolare Impero Asburgico (che con la sconfitta sarà smembrato). Questo libro in realtà è il proseguo ideale di un altro libro di Roth "La marcia di Radetzky" che avevo iniziato qualche anno fa ma che non avevo mai finito (troppo lungo e non scorrevole come questo).


La "cripta" racconta le vicende di Francesco Trotta, ultimo erede della famiglia che ha dato i natali a un eroe nazionale austriaco, che salvò la vita all'imperatore durante una battaglia. Nonostante questo tale Francesco sia un perdigiorno che non ha mai lavorato un solo secondo in vita sua, il personaggio risulta incredibilmente simpatico (almeno a me) se non altro perché ha la lucidatà e la sincerità di ammettere d'essere appunto un perdigiorno scansafatiche. Allo scoppio della Grande Guerra, Francesco e i suoi altri ricchi amici perdigiorno, festeggiano e si preparano a partire per la battaglia con l'entuasiasmo di chi sta per vivere un qualcosa che finalmente romperà la noia dei loro giorni viennesi. Come è immagine, la guerra qualcosa romperà ma non certo la noia. Molti moriranno sul campo ma Francesco, dopo essere caduto prigioniero ed essere finito addirittura in Siberia, tornerà a casa, in una Vienna sconfitta e depressa. Intorno a questi fatti ce ne sono altri, come ad esempio il matrimonio di Francesco con una ragazza che diventerà poi, una strana artista/attrice (mezza lesbica) o una madre (del ragazzo) ultimo baluardo di una mentalità ottocentesca che la guerra farà definitivamente tramontare. In mezzo, tanti altri personaggi secondari che però Roth racconta e descrive molto bene e che rendono il libro, che di per sé non tratta certo di temi allegri, degno di essere letto e forse anche di essere divorato, se avrete la curiosità di sapere presto come andrà a finire.


Ma alla fine, che è sta cripta dei cappuccini? E' il luogo di sepoltura, a Vienna, dei massimi esponenti degli Asburgo e anche di qualche imperatore del Sacro Romano Impero. Insomma, se dovessi capitare a Vienna, una passeggiatina ce la farei volentieri. L'importante poi è uscire.