Un'altra cosa che mi sono sempre chiesto è perché nel programma scolastico, almeno quello svolto da me dieci anni fa, fosse necessario stare due mesi a spaccarsi le palle leggendo Parini e Alfieri (si, l'Alfieri non lo reggo) e si dovesse fare velocemente il novecento, salvo fermarsi alla prima Guerra Mondiale, che tanto poi l'anno era finito. E' così che mi sono perso dei mostri sacri della scrittura, mostri talmente sacri che puoi essere soggettivo quanto ti pare, ma quelli restano mostri. Mi sono ad esempio perso Pavese, che nel mio caso ho scoperto alla tenera età di quasi 31 anni, ma solo perché ho voluto approfondire la cosa e leggere almeno un suo libro, forse il suo libro più famoso: La luna e i falò. Giusto per dovere di cronaca, io ho fatto il liceo scientifico in Viale Cesare Pavese a Roma. E nessuno, dico nessuno, ci ha mai spiegato chi fosse Pavese.
(ovvero, tutto quello che avreste voluto chiedere sulla letteratura ma vi siete ben visti dal farlo)
domenica 4 ottobre 2015
Interroghiamo, Interroghiamo. Di Luzio! Ma porco cane.
Vi siete mai chiesti chi o cosa decida, se un autore debba finire nei libri di scuola? Nel senso, chi ha deciso che l'Alfieri debba avere 30 pagine dedicate sul libro di letteratura del quarto anno o che so, Verga ne debba avere 20 su quello del quinto? Perché Verga si, con i suoi pallosissimi e lentissimi romanzi e un Pinco Pallino sfigato no, anche se magari ha scritto decine di romanzi di alto umorismo e critica sociale? Forse, dico io, ci si basa semplicemente sul concetto di bello. D'altronde, penso, se leggi "la pioggia nel pineto" di D'Annunzio non puoi non pensare che sia un capolavoro e che quindi meriti di essere lì. Ma in altri casi, il bello potrebbe essere soggettivo, anzi, è la cosa più soggettiva in assoluto.
Un'altra cosa che mi sono sempre chiesto è perché nel programma scolastico, almeno quello svolto da me dieci anni fa, fosse necessario stare due mesi a spaccarsi le palle leggendo Parini e Alfieri (si, l'Alfieri non lo reggo) e si dovesse fare velocemente il novecento, salvo fermarsi alla prima Guerra Mondiale, che tanto poi l'anno era finito. E' così che mi sono perso dei mostri sacri della scrittura, mostri talmente sacri che puoi essere soggettivo quanto ti pare, ma quelli restano mostri. Mi sono ad esempio perso Pavese, che nel mio caso ho scoperto alla tenera età di quasi 31 anni, ma solo perché ho voluto approfondire la cosa e leggere almeno un suo libro, forse il suo libro più famoso: La luna e i falò. Giusto per dovere di cronaca, io ho fatto il liceo scientifico in Viale Cesare Pavese a Roma. E nessuno, dico nessuno, ci ha mai spiegato chi fosse Pavese.
Come spesso accade su questo blog, non vi parlerò del libro in sé, per altro una storia senza grandi colpi di scena, bensì vi parlerò di Cesare, piemontese, che visse una vita di grandi soddisfazioni letterarie ma non altrettanto amorose, tant'è che purtroppo, scelse di chiudere il sipario prima del tempo e fu lui stesso a tirare la tenda, come solo i più eroici (o folli) eroi classici facevano. Vi parlerò della sua scrittura, fresca e ordinata, senza pretese di voler per forza essere il migliore ma solo desideroso di raccontare, la storia e i profumi della sua terra e le storie e le pieghe dei suoi pensieri. La luna e i falò è un libro che meriterebbe di finire nelle antologie della letteratura (come per altro è), non perché Pavese sia un raccomandato né perché qualcuno abbia deciso così, ma semplicemente perché è un libro bello e che, confesso, a tratti commuove. Non commuove per ciò che racconta ma per come lo racconta. Quasi che dalle parole si svelasse l'essenza stessa di Pavese, il suo carattere e i suoi pensieri. Se anche voi come me, a scuola, aveste saltato Pavese, allora scopritelo da soli perché ne vale pena. Poi interrogatevi e datevi un bell'8. So soddisfazioni.
Un'altra cosa che mi sono sempre chiesto è perché nel programma scolastico, almeno quello svolto da me dieci anni fa, fosse necessario stare due mesi a spaccarsi le palle leggendo Parini e Alfieri (si, l'Alfieri non lo reggo) e si dovesse fare velocemente il novecento, salvo fermarsi alla prima Guerra Mondiale, che tanto poi l'anno era finito. E' così che mi sono perso dei mostri sacri della scrittura, mostri talmente sacri che puoi essere soggettivo quanto ti pare, ma quelli restano mostri. Mi sono ad esempio perso Pavese, che nel mio caso ho scoperto alla tenera età di quasi 31 anni, ma solo perché ho voluto approfondire la cosa e leggere almeno un suo libro, forse il suo libro più famoso: La luna e i falò. Giusto per dovere di cronaca, io ho fatto il liceo scientifico in Viale Cesare Pavese a Roma. E nessuno, dico nessuno, ci ha mai spiegato chi fosse Pavese.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Ho davvero scoperto Pavese qualche mese fa perché la sezione italiana della biblioteca in Rynek è di quattro scaffali. L'ho trovato in un libro di poesie - le avevo sempre evitate, le poesie - e sono subito rimasto folgorato per quanto incastra bene le parole. C'è solo da inchinarsi.
RispondiEliminaInnanzi tutto, Rynek <3 tanto amore.
EliminaPoi, se la scrittura di Pavese rispecchia l'anima nobile che aveva, la nostra scrittura da poveri sfigati, rispecchierà la nostra anima? Mandami i link dei tuoi blog, perché a forza di aprirne 40 al mese, mi sono perso quelli che stai aggiornando :-)
Mai letto. Hai ragione, si saltano a piè pari autori grandissimi che se non scopri da adulto, non scoprirai mai.
RispondiEliminaMi ha fatto incuriosire. Come al solito.
Tvb. Come al solito.
EliminaE chi decide quale delle opere di un autore vada, più o meno, approfondita sul libro di testo?
RispondiEliminaDopo un inizio come il tuo mi sarei aspettata una scelta leggermente meno "convenzionale".
Io ho apprezzato molto più "La casa in collina" e "Il carcere", tanto per dirne due.
Con ciò ho finito di fare l'antipatica e ti faccio tanto i complimenti per il blog e la tua scrittura che, non sarà quella di Pavese, ma è apprezzabilissima ( o quanto apprezzata dalla sottoscritta...per quanto la mia opinione abbia ben poco valore come critica letteraria).
Buongiorno Martina! In realtà il motivo per cui ho scelto "la luna e i falò" è semplice: è stato il primo ed unico libro che ho letto di Pavase :-) Però mi ha aperto il suo mondo e adesso recupererò leggendo gli altri! Grazie mille per i complimenti, che io, da umile scrittore non professionista, mi prendo e mi porto a casa con onore!!
Elimina