martedì 24 novembre 2015

Ho l'autografo di De Cataldo. No, non ho detto Massimo Di Cataldo ma De Cataldo, De Cataldo, De Cataldo.

Grande sorpresa ieri sera al corso di scrittura creativa di mamma Rai: ospite d'onore Giancarlo De Cataldo, autore, tra gli altri, di  Romanzo Criminale, Suburra, il nuovissimo La notte di Roma e tanti altri libri nonché raccontini spesso non di genere poliziesco. De Cataldo, che è abituato a ben altri pubblici e platee e che spesso va a dire la sua in televisione o a convegni di alto spessore, ci ha intrattenuti con vari monologhi (preceduti da domande della docente del corso), nei quali ci ha raccontato il suo punto di vista sulla scrittura, sulla cronaca, su quanto è bello scrivere ma contemporaneamente leggere (sopratutto i classici). Per l'occasione, ho comprato il suddetto La notte di Roma, ultima fatica del binomio "magistrato De Cataldo" e "giornalista Bonini". Il libro è più o meno il seguito di Suburra, che ho avuto il non piacere di vedere al cinema (film mediocre) ma che non ho letto perché sinceramente di leggere un libro con coatti, criminali, mignotte e Roma bella, me lo risparmio che basta che apro la finestra ed è la stessa cosa. 


Ho quindi iniziato a leggere La notte di Roma con tutto lo snobismo possibile verso un genere ormai abusato (quello della Roma criminale) e con la sola curiosità di scoprire se almeno dietro questo successo si nascondesse una bella scrittura. Vediamo cosa ho trovato di positivo: 1) il libro è leggero (non nei temi) quindi lo leggi in un amen e non devi starti a scervellare né andare a ricercare su internet citazioni improbabili di filosofi della Mesopotamia boreale 2) Il libro è ambientato a Roma, in parte anche nelle perifierie, che finalmente qualcuno parla di Roma non solo per le albe al Gianicolo o le passeggiate a Via Condotti ma anche per le varie Torre Angela, Torre Spaccata, Tor Sapienza, che non è che a Roma esiste solo Torre Argentina. Aspetti negativi del libro: 1) dopo il trecentomillemillamillesimo libro su criminali de noantri, bori doppiotagliati con la pistola, zoccole d'alto bordo e politici eticamente corrotti, ci iniziamo un pò a stufare del genere, che forse sarebbe meglio variare un pò se no si corre il rischio di fare libri fotocopia. Il libro sarà pure scorrevole ma non ti lascia nulla, non nel senso che non ha una morale o che non c'è un messaggio, ma proprio che non ti lascia nulla. E' come se avessi appena finito di vedere una puntata di CSI New York: sarà anche nuova ma hai l'impressione di averne viste troppe e ormai non sanno più cosa invetarsi. 

Detto questo, alla fine mi sono andato a far autografare il libro da De Cataldo (visto che l'ho pagato 20 bombe, almeno diamogli un valore): il fantasioso magistrato, che alle ragazze giustamente sorrideva, mentre ai ragazzi diceva frasi di circostanza, a me ha detto: "Vedi, il segreto di un buon racconto sta nel riscriverlo, riscriverlo, riscriverlo, finché non sarà perfetto". Hai ragione De Cataldo, questa me la devo segnare. Che poi, io mi sono permesso di criticare il tuo libro ma ho omesso di aggiungere che sono geloso del tuo successo e che aimé, solo quando Einaudi verrà da me e mi pagherà per scrivere libri mediocri, solo allora, potrò permettermi di dirti in faccia che La notte di Roma nun è gnente de che e che è più scontata della diciasettesima estate consecutiva di repliche del Commissario Rex.

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