Grazia Deledda mi sta simpatica. Sarà perché è nata a Nuoro (nella bellissima Barbagia) sarà perché nessuno mi ha imposto di studiarla al liceo e quindi l'ho scoperta da solo, sarà perché è sarda. L'ho già detto che è sarda? Si è vero, mi sta simpatica e basta, chiudiamola così. Avevo letto, milioni di anni fa, "Canne al vento" e nonostante non ricordi nulla della trama, mi è rimasta la sensazione di aver letto un libro che mi era piaciuto, quando ancora ignoravo che la Sardegna un giorno, sarebbe diventata una parte importante della mia vita.
Deledda dicevamo; oggi (o meglio ieri) ho finito di leggere "Sino al confine", libro che mi è stato regalato e che è stato scelto casualmente, tra i tantissimi scritti dalla Deledda. Il libro racconta le vicende di Gavina Sulis, ragazza cresciuta in un piccolo paese della Barbagia, che non è solo un paese ma che è tutto il suo mondo. Siamo nel 1890 e questo mondo intorno a lei è un quadro immutabile, chiuso, fatto di divisioni sociali, superstizioni, pregiudizi. E come se non bastasse, c'è la religione, che pervade la sua vita e quella di tutti coloro che la circondano. Gavina cresce con il terrore del peccato, con la sensazione che qualsiasi cosa possa fare può nascondere l'errore, la perdizione, la dannazione. Non è facile oggi, leggere un libro così.
Non è facile immedesimarsi in lei e negli altri personaggi. Tra noi e loro ci sono 120 anni di modernità, progresso, caduta di tabù. E' difficile immaginare una ragazzina di 14 anni che a quell'età è già donna, che trema nel guardare un ragazzo e corre a confessarsi per qualsiasi sospiro, che vede dalla finestra della sua camera tutto il suo universo, fatto di strade polverose, montagne e orizzonti sempre uguali, mormorii, malelingue, obblighi morali. E' difficile immaginarlo e immedesimarsi, ma non è impossibile, perché Deledda racconta questa storia con parole semplici, passo passo. Come un fiume lento, noi ci facciamo portare dalla corrente e piano piano entriamo in Gavina e nei suoi pensieri, la conosciamo meglio, cresciamo con lei, la compatiamo, la capiamo, la apprezziamo. La storia poi continua e qualcosa cambia, qualcosa no, bisogna che ve lo leggiate voi, se vi interessa!
Certo, finito il libro, non posso dire di aver letto un capolavoro né il libro più bello della mia vita, ma ho letto una storia semplice, raccontata con gusto e con descrizioni semplici ed efficaci. No, non vi dico di correre in libreria a comprarlo, decisamente no, ma se un giorno vostro figlio dovesse tornare a casa e per compito dovesse studiare Deledda, mettetevi seduti con lui/lei e immergetevi anche voi in questa bella letteratura semplice ed educata. Mamma mia, sto proprio invecchiando.
(ovvero, tutto quello che avreste voluto chiedere sulla letteratura ma vi siete ben visti dal farlo)
lunedì 13 marzo 2017
Ah, se fossi nato cent'anni prima, chissà come era bello il mondo nel 1884! (Peccato che poi sarei morto durante la Prima Guerra Mondiale)
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giovedì 2 marzo 2017
Mi sono reso conto solo alla fine, di aver letto il libro di una intellettuale comunista: accidenti, ora sono più radical chic di Massimo D'Alema
Qualche anno fa, quando ero ancora giovane e bello, conobbi
una ragazza che abitava in Via Leone Ginzburg (non è importante scrivere la
città, ma non è Roma, tanto per dire). Non frequentai molto quella via ma
ricordo che la ragazza di allora mi disse, la prima volta che lessi quel nome
sul cartello: “Non lo conosci? E’ il marito di Natalia Ginzburg, la scrittrice”.
Non conoscevo né lui né lei, ma quel nome mi è sempre rimasto impresso, tanto
che spesso, quando mi capitava di trovare libri della Ginzburg, ero in dubbio o
no se comprarne uno o meno, spinto da quel ricordo. Alla fine ho ceduto, ed
eccomi qui con “Lessico Famigliare” tra le mani.
Cara Ginzburg, sei stata promossa (almeno per questo
libro), ma non posso fare a meno di riflettere sul cosa sarebbe successo se quella
ragazza avesse abitato in via Michelangelo, o in via Luigi Tenco o in via degli
oleandri: adesso magari, ne saprei di più di arte, di musica e di botanica. Chissà
che sarebbe successo poi, se avesse abitato in Via Moana Pozzi.
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Torino, Italia
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