Per il mio viaggio supermegafigo in Cile e soprattutto per le circa 60 ore d'aereo che avrei dovuto affontare, ho portato nella valigia 2 libri a farmi compagnia. Voi penserete: "Due libri sono pochini per 60 ore!". Giusto, ma sapevo anche che sull'aereo avrei trovato lo schermino e una serie infinita di film e che quindi avrei potuto alternare la lettura a qualche bella puntata dei Simpson con i sottotitoli in spagnolo. Giusto per curiosità, i sottotitoli in spagnolo mi hanno salvato quando ho provato a vedere in lingua originale "Gomorra" di Garrone: al terzo minuto già mi ero perso circa il 99% delle battute in napoletano e quindi ho dato un senso al film solo leggendo lo spagnolo nei sottotitoli (per altro pochi, visto che è una sparatoria continua).
Chiuso il capitolo cinema, passiamo ai libri e in particolare a "Il leader calmo" di Carlo Ancelotti. Per l'esattezza il libro non è solo di Ancelotti ma anche di tali Brady e Forde che hanno aiutato il buon Carlo a mettere in ordine i ricordi e hanno commentato i suoi aneddoti con spunti sulla leadership. Diciamo che il libro ha assolto perfettamente il compito che gli avevo chiesto, ovvero farmi compagnia a 10 mila metri d'altezza, ma per il resto, non c'era niente di quello che mi sarei aspettato. Non è una biografia (quella in effetti Ancelotti l'aveva già scritta) ma secondo me non è nemmeno un buon libro sulla leadership (ammetto però di non essere un esperto del settore). E' noiosetto, è banalotto, è ripetitivo, insomma è brutto. Scusa Carlo, ti voglio benissimo e te ne vorrò sempre ma questa te la potevi risparmiare.
Va bene che ormai tra libri sulla Pnl del criceto e sull'Arte della Guerra applicata a come cucinare una carbonara, tutti hanno scritto di tutto, ma insomma, non vuol dire che ogni libro debba essere per forza pubblicato. Tuttavia non escludo che io forse, non essendo un leader (e non ambendo a diventarlo) non abbia capito il senso segreto del libro. Può darsi. Magari è un capolavoro della tecnica e io non me ne sono accorto. O forse nel pranzo della Delta c'era un pò troppo aglio e i miei sensi di lettore erano confusi.
Ma in fondo io sono un tipo semplice, un pò d'altri tempi. A me non serviva un libro caro Carlo, a me bastava una frase, del tipo: "Marco, scusami tanto per quella notte di Istanbul. So che poi ci siamo rifatti ma io e i ragazzi ci tenevamo a scusarci, soprattutto Sheva per quel gol mancato al 199esimo". E io vi avrei perdonati Carlo, l'ho già fatto da tanto. Ti voglio bene Carlo. Torna a casa.
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