Ho letto il racconto più breve del mondo e mi è piaciuto.
Volete sapere di cosa parlo? Ecco:
“Cuando despertó, el dinosaurio todavía estaba allí”
Che sostanzialmente vuol dire: “Quando si svegliò, il
dinosauro era ancora lì”.
L’opera mastodontica è stata partorita da Augusto Monterroso, scrittore del
Guatemala ed è considerata, a torto o a ragione (chi sono io per giudicarlo?)
il racconto più breve del mondo. Ma può davvero essere considerato un racconto?
Se ci pensate si perché in fondo, non solo la frase così com’è ha un senso ma
lascia spazio anche a diverse interpretazioni che mettono in moto il cervello e
che ti danno la sensazione di aver letto qualcosa di molto più lungo e
articolato.
Qual è la vostra interpretazione della frase? Su internet ne
girano due in particolare:
- Il protagonista è sveglio e si trova accanto a un dinosauro. Per non vederlo più si addormenta ma quando si sveglia, il dinosauro è ancora lì;
- Il protagonista è sveglio e non ci sono dinosauri. Si addormenta e sogna dinosauri. Quando si sveglia, il dinosauro del sogno è ancora lì.
Poi c’è la mia interpretazione, che è triste e
strappalacrime, ma che vi scrivo:
- Quando il protagonista si svegliò, il dinosauro (che in realtà è un tumore/malattia) è ancora lì (come se il protagonista avesse sognato di star bene e invece non è così).
Però voglio citare una quarta interpretazione, secondo me la
più bella, che ha dato una persona che conosco:
- E se il protagonista fosse il dinosauro stesso? Pensateci: “quando si svegliò (il dinosauro protagonista), il dinosauro (lui) era ancora lì. Potremmo leggerla anche così: quando il dinosauro si svegliò (stava sognando di stare alle Maldive), lui era ancora lì (purtroppo si è risvegliato nella sua umile casa di Marina di Ardea e ha rosicato).
Che poi dove sta scritto che più un racconto è lungo, meglio
è? D’altronde viviamo in un mondo in cui Twitter ti costringe a esprimere
concetti in pochi caratteri e prima che esistesse Whatsapp, con gli SMS dovevi
essere super-mega-iper conciso, se non volevi spendere una fortuna. Quante volte andiamo
in libreria e scegliamo un libro solo perché è enorme, supponendo che sarà
bellissimo? Per carità, “Zivago” è lungo lungo lungo ed è figo figo figo ma non
sempre lunghezza fa rima con bellezza. Adesso vi lascio perché il dinosauro mi
ha appena telefonato: pare che ad Ardea stasera ci sia la sagra della tellina e
vorrebbe che lo accompagnassi a farsi una mangiata.