giovedì 5 giugno 2014

Comprami, io sono in vendita, ma non mi credere irraggiungibile

Meglio di un mercatino dell’usato che vende libri c’è solo una cosa: la biblioteca. Solo che in biblioteca le cose le devi riportare, al mercatino invece ti porti tutto via, e spendi per un libro quanto faresti per comprare tre biglietti dell’autobus (sempre se li compri). Un’ora davanti ad una decina di scaffali, irti di libri, catalogati in ordine alfabetico d’autore. Tutto a 3, 4, massimo 5 euro. Va bé, mi tremano le gambe, sento che il demone della cultura a poco prezzo sta per impossessarsi di me. Chiamate un esorcista, e ditegli di portare un carrello. C’è da riempirlo. 

La Marcia di Radetzky” di Joseph Roth, mi sorride con la sua copertina marroncino triste a cui fa da contraltare però, un’introduzione invitante: romanzo storico sull’apogeo e caduta dell’Impero-Austroungarico. Capirai, e quando me lo faccio scappare. Qui c’è il rischio di leggersi 420 pagine tutte di un fiato, e a soli 3,90 euro. Ma da qui comincia un’altra storia, non quella della battaglia di Solferino né quella della Prima Guerra Mondiale vista dagli occhi del nemico austriaco. Qui inizia la storia dell’eterna lotta tra libro e lettore, dell’eterna lotta nella quale si vince o si perde, ma mai si pareggia. Un libro o lo finisci o lo abbandoni, e quando lo abbandoni, la sconfitta è bruciante e il senso d’amarezza t’invade. Ma poi mi domando: meglio il senso d’amarezza o peggio la pesantezza di passare sere a leggere pagine che non ti attraggono e ad aspettare nella storia, svolte che non arrivano? 

Voi da che parte state? Siete quelli che un libro non lo mollereste mai, anche se aveste cominciato, per errore, a leggere un manuale di fisica nucleare in papuanuovoguineiano? (senza figure!). O avete il coraggio di dire basta, se proprio un libro non vi ispira? Se appartenete a quest’ultima categoria, io sono con voi, fratelli. “La Marcia di Radetzky” sarà pure sto capolavoro della letteratura, ma dopo 10 pagine ho sentito la sensazione di lentezza invadermi il corpo e dopo 20, l’orologio dell’entusiasmo non è rallentato, s’è proprio fermato. Per arrivare a pagina 73 c’ho messo un mese, ed in mezzo c’ho piazzato un paio di libri letti contemporaneamente, qualche rivista scientifica ed un Dylan Dog, che non guasta mai. Archivio il libro e con lui l’interesse per l’Impero Austroungarico, d’altronde, se sono stati nostri nemici in trecentoventicinque mila guerre, un motivo di sarà stato. E’ un’antipatia da DNA, che il libro del fu Joseph Roth ha solo che confermato. 

Peccato, perché qualche bella descrizione di qualche tramonto oltre le colline c’era, come c’era l’idea del profumo di erba che veniva dagli immensi spazi aperti delle pianure del centro Europa. Forse sarà che non c’era il mare e che per vederlo, il protagonista si sarebbe dovuto fare chissà quanti giorni di cavallo. A sto punto mi faccio tre ore di fila sulla Pontina. A Terracina ce l’avranno Dylan Dog?

1 commento:

  1. Abbondantemente dalla parte di chi abbandona! Ne ho almeno tre, di libri cominciati ed attualmente in sospeso...

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