Da grande vorrei fare lo scrittore. Lo dico da anni lo so,
ma questo non è un interrogatorio, ma un flusso di coscienza che scorre
leggero, quindi concedetemi di ripetermi. Volevo e vorrei fare lo scrittore. Ancora.
Il problema è che non mi ci sono mai messo sotto davvero. Si, qualche storiella
carina, qualche post su Facebook ad effetto. Ma vuoi mettere con lo scrivere un
bel libro e provare a farselo pubblicare? Ecco, quando mi metto sotto con l’idea
di scrivere davvero un libro, mi blocco. Il motivo è semplice: mi manca un’idea.
Anzi, mi manca l’idea. Nel senso che di storielle semplici da sviluppare ed
allungare un po’ ce ne sarebbero mille ma io cerco quella che in primis
piaccia a me, così da poterla raccontare e creare qualcosa che spero possa piacere
anche ad altri. Se sono io il primo a non essere convinto, come spero di conquistare
un pubblico?
Perché dico tutto questo? Perché forse dovrei impormelo sto proposito
di cominciare a scrivere a prescindere, anche se la storiella mi sembra trita e
ritrita o poco credibile. In fondo, penso, si scrivono libri da quando è nata
la scrittura, ci potrà anche stare che ci si sia inventato tutto e non ci sia
più nulla di originale da proporre, no? Forse potrei decidere di scendere a
patti con me stesso: scrivi e basta, senza aspettare che in sogno ti appaia la
storia perfetta. Tu scrivi, e nel frattempo concentrati su come scrivi, che
magari parli anche di banalità ma riesci a farlo in modo divertente. Prendi ad
esempio il bugiardino delle medicine. Cosa c’è di più stantio? Magari ti
basterebbe riscriverlo al computer e cambiare qualche parola, giocando un poco
di fantasia, ed ecco una trovata deliziosa che tutti capirebbero e che forse
solo in duecentocinquantamila scrittori hanno già proposto.
Che strazio dover combattere crociate contro la letteratura
da 5 euro (romanzi rosa o erotici che scriverebbe anche mio cugino di otto
anni) e poi realizzare che solo quei romanzi tirano. Devo davvero arrendermi
alla mediocrità, al “già scritto” e dar vita ad un romanzo che io per primo
incendierei alla sagra del buon gusto? Beato Marco Malvaldi, che a parte il
fatto che è pisano (e si sa, i toscani si odiano tutti tra di loro ma tutti
odiano Pisa), è il mio modello di romanziere mito. Questo tale, non solo ha
scritto diversi gialli in pochi anni, ma questi gialli sono divertentissimi e
scritti con uno stile di fronte al quale mi prostro e chiedo umilmente
ispirazione.
L’ultimo libro che ho letto è Odore di chiuso, un gialletto (per
altro non eccessivamente intricato) ambientato in un casale toscano di fine
ottocento. Cosa c’è di originale in un giallo? Niente maledizione! Eppure lui
ne ha scritti diversi e li ha scritti meravigliosamente bene. In attesa di
capire quando e se scenderò a patti con il mio ego per qualcosa di banale
(ma lungo), faccio il tifo per un po’ di febbre. Siete curiosi di leggere la
mia versione del bugiardino?