sabato 1 novembre 2014

Avete presente quelli che la mattina presto cercano cose di valore perse sulla spiaggia? Chi dorme non piglia Rolex.

Ho sempre diffidato delle classifiche dei libri più venduti, o peggio ancora, dei “dieci libri consigliati” in una libreria. E’ vero che un libro è un libro, che basta leggere che si impara comunque qualcosa, ma un conto è leggere quello che ci piace, un conto è leggere quello che ci viene imposto. Se ci pensate, tutti noi durante la vita, leggiamo più o meno gli stessi libri; da quando a scuola ci impongono i soliti romanzi da almeno quarant’anni, a quando in una libreria, chiediamo un consiglio su un libro da regalare e ci vengono proposti sempre tre/quattro nomi degli autori di moda in quel momento. Ripeto, non è che sia sbagliato di base, ma a me non piace l’idea che ci debba essere qualcuno che decida per me, cosa è un "capo-lavoravo della letteratura" e cosa no. Ecco perché ogni tanto vado in biblioteca e mi trasformo in rabdomante, che tra le migliaia di libri impilati in freddi ripiani di alluminio, cerca quel volume che lo attiri, che gli chieda semplicemente: “Scegli me, leggimi”. Attenzione, è importante scegliere la biblioteca e non la libreria, sempre per il principio che in libreria tenderemmo a scegliere un libro che viene messo in prima fila da altri, non dal caso, come in una biblioteca (che al massimo usa come guida l’ordine alfabetico). 


Ed eccomi finalmente al motivo di questo post: l’elogio smodato de “L’Isola delle femmine” di Domenico Campana, giunto tra le mie mani proprio dopo qualche minuto di riflessione tra i piccoli corridoi della biblioteca che frequento. Che bella la copertina. Intrigante anche il titolo. Speriamo che mi colpisca anche la sinossi e stiamo a posto. Allora: “Primi anni del Regno d’Italia. Il questore di Palermo viene trovato morto in una casa di piacere. Un semplice incidente? Il delegato di polizia giunto da Roma non la pensa così (...)”. Perfetto! E’ un giallo e quindi mi incuriosisce; c’è un po’ di storia d’Italia e quindi un punto in più; ambientato in una città che non conosco quindi voglia di scoprirla; e infine il protagonista è pure romano. Sei mio. E così è stato. 

Solo leggendolo ho poi scoperto che il libro è appassionante davvero. Scritto in un italiano molto elegante e quasi più vicino ad un saggio sullo spirito umano che ad un racconto giallo. Diciamo subito che l’assassino si scopre a metà libro, ma questo non rende l’altra metà noiosa anzi, è tutto un susseguirsi di nuove scatole cinesi che si aprono ed esami di coscienza del suddetto romano, che alla fine scoprirà di essere ormai troppo legato a quella città (Palermo), per poter pensare di vivere altrove. 

Eccovi dunque un consiglio riassuntivo: ogni tanto, leggete o comprate un libro che nessuno ha letto, che nessuno vi consiglia e del quale, come in questo caso, l’autore non ha nemmeno una pagina bibliografica su Wikipedia (bleah, che sfigato!). Non è detto che vi dica sempre bene ovvio, mica tutti i libri che nessuno legge devono essere per forza capolavori, ma in fondo, tra l’ennesimo libro di Volo, Camilleri, Manfredi ecc... (che mica sto a di' che so pippe è, magara venderebbe come loro), se per una volta leggeste qualche sconosciuto, rischierete solo di restare piacevolmente sorpresi. Montalbano sono.  

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