domenica 30 novembre 2014

Come la nave lascia la scia, io ti lascio er flusso de coscienza mia

Da grande vorrei fare lo scrittore. Lo dico da anni lo so, ma questo non è un interrogatorio, ma un flusso di coscienza che scorre leggero, quindi concedetemi di ripetermi. Volevo e vorrei fare lo scrittore. Ancora. Il problema è che non mi ci sono mai messo sotto davvero. Si, qualche storiella carina, qualche post su Facebook ad effetto. Ma vuoi mettere con lo scrivere un bel libro e provare a farselo pubblicare? Ecco, quando mi metto sotto con l’idea di scrivere davvero un libro, mi blocco. Il motivo è semplice: mi manca un’idea. Anzi, mi manca l’idea. Nel senso che di storielle semplici da sviluppare ed allungare un po’ ce ne sarebbero mille ma io cerco quella che in primis piaccia a me, così da poterla raccontare e creare qualcosa che spero possa piacere anche ad altri. Se sono io il primo a non essere convinto, come spero di conquistare un pubblico?

Perché dico tutto questo? Perché forse dovrei impormelo sto proposito di cominciare a scrivere a prescindere, anche se la storiella mi sembra trita e ritrita o poco credibile. In fondo, penso, si scrivono libri da quando è nata la scrittura, ci potrà anche stare che ci si sia inventato tutto e non ci sia più nulla di originale da proporre, no? Forse potrei decidere di scendere a patti con me stesso: scrivi e basta, senza aspettare che in sogno ti appaia la storia perfetta. Tu scrivi, e nel frattempo concentrati su come scrivi, che magari parli anche di banalità ma riesci a farlo in modo divertente. Prendi ad esempio il bugiardino delle medicine. Cosa c’è di più stantio? Magari ti basterebbe riscriverlo al computer e cambiare qualche parola, giocando un poco di fantasia, ed ecco una trovata deliziosa che tutti capirebbero e che forse solo in duecentocinquantamila scrittori hanno già proposto.



Che strazio dover combattere crociate contro la letteratura da 5 euro (romanzi rosa o erotici che scriverebbe anche mio cugino di otto anni) e poi realizzare che solo quei romanzi tirano. Devo davvero arrendermi alla mediocrità, al “già scritto” e dar vita ad un romanzo che io per primo incendierei alla sagra del buon gusto? Beato Marco Malvaldi, che a parte il fatto che è pisano (e si sa, i toscani si odiano tutti tra di loro ma tutti odiano Pisa), è il mio modello di romanziere mito. Questo tale, non solo ha scritto diversi gialli in pochi anni, ma questi gialli sono divertentissimi e scritti con uno stile di fronte al quale mi prostro e chiedo umilmente ispirazione. 

L’ultimo libro che ho letto è Odore di chiuso, un gialletto (per altro non eccessivamente intricato) ambientato in un casale toscano di fine ottocento. Cosa c’è di originale in un giallo? Niente maledizione! Eppure lui ne ha scritti diversi e li ha scritti meravigliosamente bene. In attesa di capire quando e se scenderò a patti con il mio ego per qualcosa di banale (ma lungo), faccio il tifo per un po’ di febbre. Siete curiosi di leggere la mia versione del bugiardino

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