domenica 21 febbraio 2016

The first Erri De Luca of my life


Qual è il vostro scrittore preferito? Il mio, anzi i miei, sono Milan Kundera e Bruce Chatwin (almeno finché non ne scoprirò altri altrettanto speciali). Entrambi, come immaginerete, sono stranieri. Curioso, perché se ci pensate, amiamo tanto scrittori stranieri ma raramente ci capita di leggerli nella versione originale. Voglio dire, immaginate di leggere “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” in inglese: come potrà mai avvicinarsi alla versione originale? Gli amici inglesi potranno senz'altro entrare nelle atmosfere romane del libro ma non entreranno mai nella vera essenza delle parole. Mi capita spesso di pensare, ad esempio per Bruce Chatwin, come sarebbe leggerlo in inglese, se non sarebbe molto più intenso o se invece, il traduttore italiano non sia stato talmente bravo, da trasmettere nella nostra lingua, le sottigliezze che Chatwin voleva dare al suo pubblico. 

Ma aimé, il mio inglese non mi permette di spingermi oltre un “Alice nel paese delle meraviglie” per le elementari, così riverso la mia attenzione agli autori italiani, ai quali per altro, potrei fare i complimenti dal vivo, nel caso li incontrassi casualmente al mercato. Uno a cui farei senza dubbio i complimenti è Erri De Luca, del quale non entro in merito riguardo appartenenze politiche o battaglie personali, ma solo per quello che scrive nei libri. Non lo avevo mai letto, finché questo Natale, il buon Babbo, mi ha portato “Il peso della farfalla”. Il libro è arrivato dal camino il 24 notte e il 25 pomeriggio era già in libreria, nella sezione dei libri letti. Erri (permettimi di darti del tu maestro), racconta un storia di montagna, in cui natura e uomo si fondono, alla ricerca del proprio essere e nella lotta estrema per la sopravvivenza. 
Ho detto tutto e non ho detto niente ma credetemi, la trama conta poco. Si potrebbe parlare di Alpi come di Lampedusa, di un cacciatore come di un pescatore, quello che conta è come si raccontano le atmosfere, come si entra nei personaggi e li si delinea con poche parole, ma chiare e senza fronzoli. Tante volte ho usato questi termini per descrivere un libro ma stavolta è davvero difficile raccontare cosa mi ha suscitato leggere De Luca. Non so se anche negli altri milioni di libri che ha pubblicato, il testo scorra via così lieve, ma vi assicuro che questo sembra più una chiacchierata informale, che un libro. La sua prosa è poesia e se mi capita di incotrare Erri mentre compro il radicchio, glielo dico chiaro e tondo, con occhi di giovanile ammirazione. Chissà se tradotto in inglese, tutta questa poesia possa rimanere. Da parte mia, anche solo imitarlo in italiano, sarebbe un grande traguardo. Erri, mi passi quel pompelmo per favore?

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