lunedì 16 gennaio 2017

Pastorale Americana. Ho detto tutto.

Pastorale Americana di Philip Roth è stupendo. Non c'è nemmeno bisogno di fare un'introduzione simpatica o di raccontare qualche aneddoto per presentare il libro; si va direttamente al sodo. Pastorale Americana è totale, definitivo, irripetile. Philip Roth ha scritto decine di libri ma mi chiedo come abbia fatto, come si possa pensare di scrivere altro dopo aver partorito questo. Non riesco nemmeno a dire che mi sarebbe piaciuto scrivere un libro del genere perché è impossibile scrivere un libro del genere, anche solo immaginarlo. Ma che ne so, Roth si sarà alzato una mattina e avrà pensato: "Voglio scrivere un romanzo sull'America e abbracciare gli anni 40, 50 e 60. Voglio raccontare la storia di una famiglia della medio-alta borghesia e la perfezione della vita di un uomo che si disintegra di fronte alle scelte della figlia". Bhé facile avrà pensato, basta cominciare a scrivere e il resto verrà da sé. Bella roba, la fa semplice il tipo, il resto sarà anche venuto da sé ma è cosa dell'altro mondo.

I personaggi non sono tanti e proprio per questo Roth si prende tutto il tempo per aprirli come un modellino di "Esplorando il corpo umano" e analizzarli, pezzo per pezzo: cuore, cervello, mani, polmoni, occhi, sangue, tutto. C'è tutto in questo libro. Ci sono addirittura delle parti noiose, ma chi se ne importa, in fondo, dico io, anche le parti noiose sono difficilissime da scrivere. Se vi chiedessero di scrivere un racconto noiosissimo, pieno di descrizioni e di pensieri che si accavallano, voi sareste capaci? Pastorale Americana è capitata sul mio cammino per caso: non fosse uscito il film al cinema probabilmente non lo avrei mai letto. Ma è stato come incontrare la donna della tua vita su un treno che non dovevi prendere. Un'avventura lunga (perché non è banale da leggere) e intensa. Meglio di così non si può chiedere.

Non credo di dover aggiungere altro sulla trama che in effetti è molto semplice. Non so se voglio vedere il film; forse si forse no. Ho solo letto che molti lo hanno criticato perché non riesce a trasmettere le sensazioni del libro. E ti credo. L'unico modo per trasmettere le sensazioni del libro è fare un film in cui l'attore legge ad alta voce il testo. Non scriverò mai un libro così ma mi consolo, probabilmente non lo scriverà nessun'altro. Ci dovremo accontentare di leggerlo. E anche riuscire a finirlo tutto non è una cosa banale. Saluti.

mercoledì 4 gennaio 2017

Vi racconto di un libro brutto ma così brutto ma così brutto, che se ve lo consiglia qualcuno, sappiate che quel qualcuno vi odia segretamente.

Quante volte ho scritto su questo blog di libri che ho visto per anni in libreria e ho sempre desiderato leggere? Un pò perché sono povero, un pò perché sono tirchio, un pò perché non si possono comprare cento libri al mese, ci sono libri che sfioro sempre da Feltrinelli o da Arion ma che non prendo mai. Uno di questi era "Un giorno questo dolore ti sarà utile" di Peter Cameron. Alla fine non ho resistito e l'ho preso (ovviamente al Mercatino dell'usato), così mi sono tolto la soddisfazione di leggerlo e di placare quella mia brama che mi aveva accecato e convinto che dietro quella copertina ci fosse certamente un capovaloro. Ahi, come mi sbagliavo. Non so se Cameron sia un genio della letteratura e io abbia preso un abbaglio ma se qualcuno mi avesse detto che questo libro era un opera prima di uno scrittore sfigato, ci avrei creduto senz'altro. Intendiamoci, non è che sia scritto male o che non sia un libro che si faccia leggere ma è davvero senza senso. O meglio, lo avrei potuto scrivere anche io, se solo fossi uno scrittore.

La trama è la seguente: c'è un ragazzino viziato di New York che ha appena finito il liceo e non vuole andare all'università. In realtà non vuole nemmeno lavorare e non si sa bene cosa voglia fare nella vita. Forse non vuole fare niente, forse vuole andare a vivere da solo in una casa sperduta in qualche stato centrale d'America, forse vuole innamorarsi di un uomo, forse vuole essere vecchio come l'adorata nonna e fare un salto dai 18 direttamente ai 60 anni. Certamente nella mia valutazione, influisce anche il fatto che il ragazzino sia odioso e che andrebbe preso a calci dalla prima all'ultima pagina, possibilmente anche nel sommario e nei ringraziamenti (che non ricordo se ci siano o meno, ma in effetti chi ti vuoi ringraziare dopo sto romanzetto).

Allora la questione qual è? Vale la pena leggere un libro che scrivereste anche voi? Vale la pena passare una mezza giornata (perché quello il tempo che ci vuole) a leggere la storia di un ragazzino che prendereste a bastonate in faccia dalla prima all'ultima riga? Fate un pò voi, che vi devo dire? Io avverto soltanto, di più non posso fare. La prossima volta che andrete in libreria e troverete quella copertina con quel ragazzetto che salta sul corrimano di una scala, sappiate che è quel ragazzino viziato. Sappiate che vorrete picchiarlo selvaggiamente e sappiate che il sor Cameron secondo me ha scritto sto libro tanto per scriverlo e probabilmente glielo hanno pubblicato perché era raccomandato. Beato lui.