lunedì 15 ottobre 2018

Qui l'autore vuol farci riflettere sul fatto che Berlusconi ha governato per tutti gli anni della sua adolescenza. "Sua" dell'autore.


L’ultima volta che sono stato a un corso di scrittura creativa, sono capitato vicino a una signora di una sessantina d’anni. All’inizio non ci siamo parlati (a parte il “ciao ciao” di convenevoli) ma poi mi sono reso conto che avevamo una cosa in comune: il gusto. Quando gli altri partecipanti leggevano un racconto scritto sul momento, se una cosa non era piaciuta a me non piaceva a lei e viceversa, quello che a lei piaceva, risultava piacevole anche a me. Con questi presupposti la conversazione, nel proseguire della giornata, è stata più attiva finché lei non mi ha chiesto se avessi mai letto qualcosa di Paolo Di Paolo, confidandomi prima ancora che rispondessi, che era il marito di sua figlia (forse era il fidanzato, non ricordo bene). Io Paolo Di Paolo lo avevo sentito nominare ma non avevo mai letto nulla, anzi ero convinto fosse abbondantemente in là con l’età. Però facendomi due rapidi conti, il Di Paolo non poteva essere poi così anziano, a meno che la figlia della signora non avesse gusti particolari e non si fosse sposata uno più grande di lei. Paolo Di Paolo, ve lo svelo, è del 1983, quindi ha solo un anno più me.

Paolo Di Paolo è famoso e io no. Paolo Di Paolo scrive e io no. Paolo Di Paolo immagino viaggi per l’Italia per presentare i suoi libri e io al massimo viaggio per l’Italia per veder perdere la Virtus Roma. Ho deciso di leggere “Dove eravate tutti”, scegliendo il libro non per la copertina o per la trama ma semplicemente perché era in offerta al mercatino dell’usato. Cercando di annullare il mio senso di invidia nei confronti dell’autore (invidia ingiustificata visto che io non ci provo nemmeno a scrivere), mi sono immerso nel libricino. E porca miseria, Paolo Di Paolo scrive anche bene. Non solo, ha anche quella sottile ironia che mi piace molto. Lo dico subito, il libro non mi è rimasto nel cuore, anzi, parte bene ma delude un poco alla fine, ma quel che conta non è il racconto quanto la sensazione di aver letto il libro di uno con cui avrei potuto andare in classe insieme o a nuoto o a catechismo, o ovunque il destino ci avrebbe fatto incontrare. Siamo nati a pochi mesi di distanza, ergo, Di Paolo potrei essere io!

Rosicate a parte: bravo Paoletto. Bravo anche perché il libro che ho letto si basa secondo me su fatti di vita vissuta (almeno in parte) e quindi Paolé... hai praticamente pubblicato un libro limitandoti a scrivere una sorta di diario e invece di lasciarlo in un cassetto lo hai fatto uscire in libreria. Chapeau, anche se come detto, il tuo “Dove eravate tutti” parte bene ma poi si perde. Che vuol dire che si perde? Che secondo me potevi scrivere altre cinquanta pagine e sviluppare un po’ i temi che hai raccontato prima e invece sembra che a un certo punto ti sei stancato e hai detto “Va bene ok, il libro lo chiudiamo così e passiamo ad altro”. Le ultime venti pagine sembrano più un racconto alla Fabio Volo (non conosco i racconti di Fabio Volo ma me li voglio immaginare banali e per ventenni rincoglioniti). Comunque tanto di cappello, io sto qui a scrivere una recensioncina che leggeranno in due e tu sei ovunque sei, a goderti i tuoi libri stampati e immagino, anche qualche euro guadagnato. Zitto e muto Marco! Prendi e porta a casa e impara, che forse con un pizzico di impegno in più, anche le stronzate che scrivi su Facebook potrebbero diventare qualcosa. E sti cavoli se ne verrà fuori un libro alla Fabio Volo. 

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