Non è la prima volta che parlo di
un libro di cui mai avrei pensato di scrivere. Non è la prima volta che dico: “Questo libro l’ho incrociato mille volte in
libreria ma a pelle, non lo avrei mai letto”. E come spesso accade, eccomi
qui a chiedere scusa al mondo intero per aver ignorato per anni un libro che
andrebbe letto da tutti, soprattutto dai ragazzi dalle elementari in su. Il
libro è “Il buio oltre la siepe”
della scrittrice statunitense Harper Lee.
Non sto a raccontarvi delle
circostante fortuite per cui l’ho preso tra le mani ma è bastato leggere poche
pagine per appassionarmi e scoprire poi che quelle parole non stavano
certamente colpendo solo me ma anche altri, visto che il libro ha vinto il Premio
Pulitzer per la narrativa nel 1961. Ma perché questo libro non volevo proprio
leggerlo? Perché parla di razzismo e di discriminazione. Non che io sia
insensibile a questi temi, sia chiaro, ma visto che questo romanzo è davvero
sempre tra le primissime file di ogni libreria, ero convinto che fosse una
storia un po’ trita e ritrita e che le varie Feltrinelli, Mondadori ecc… me lo
proponessero per non so quale cospirazione massonico/sinistroide/radicalchic/La Repubblichese.
E invece niente da dire! Nessun
pericolo di ritrovarsi tra le mani l’opera di una Michela Murgia anni 60.
Questa è roba forte. Scritto in prima persona, con gli occhi di una donna che
racconta la sua vita da bambina, il romanzo è ambientato nell’Alabama degli
anni 30, durante la grande depressione americana. Mentre al Nord il clima nei
confronti dei neri sta cambiando, il Sud degli Stati Uniti resta ancorato al
passato colonialista e il nero è visto sempre come inferiore al bianco. Scout, la
protagonista, ha la sfortuna di perdere la madre da piccola ma la fortuna di
avere un padre che si fa in quattro per lei e il fratello e che soprattutto le
trasmette il valore del rispetto, decisamente in controtendenza ai loro
conoscenti e vicini di casa. Atticus,
il padre di Scout, fa l’avvocato e si ritroverà a difendere in tribunale un
nero, accusato ingiustamente di aver aggredito una ragazza bianca. Ne
verrà fuori un bellissimo spaccato dell’America di quasi novant’anni fa, con tanto
di strane bibite zuccherate, strade polverose, feste di Halloween senza zucche,
vicini di casa misteriosi e alcol, tanto tanto alcol.
Alla fine non c’è una
morale vera e propria ma forse la morale non serve nemmeno. Basta leggere il
romanzo per avere un senso di fastidio per le ingiustizie che capitano ai
personaggi e per capire, senza che ci venga rivelato, cosa è giusto e cosa è
sbagliato. Io ve lo dico: se volete leggere un libro scorrevole e
appassionante, “Il buio oltre la siepe” fa per voi ma soprattutto, io vi
consiglio di regalarlo ai più giovani perché è un romanzo che non potranno fare
a meno di divorare e che scommetto, alla fine gli piacerà.