Fino a qualche tempo fa ero uno dei più ferventi oppositori degli eReader e di tutto quello che non fosse un profumatissimo e accarezzantissimo libro di carta. Non avevo alcun dubbio sulla bellezza che si celava dietro lo scorrere le righe di un testo tenendo tra le dita le pagine grezze, o scrivere pensieri in cima o in calce, o aprire il libro con delicatezza o piegandone le pagine a metà per lasciare il segno. Insomma, da quando è mondo è mondo, il libro è sempre stato il libro e niente e nessuno mi avrebbe fatto cambiare idea. Poi, dopo aver trascorso mesi a parlar male degli eReader senza averne mai visto uno, ho deciso che forse valeva la pena provarlo e dopo mezzo minuto tra le mani, ho deciso di comprarlo.
In venti per dieci centimetri di tavoletta, ora posso tenere anche 100 libri e in più, non solo non disturba la vista come pensavo (almeno quello non retroilluminato) ma è anche bello da vedere. Con una batteria praticamente semi eterna. Insomma, ho sputato per mesi su un oggetto che poi, alla prova dei fatti, è risultato piacermi da impazzire.
L’euforia per il nuovo giocattolo è durata qualche giorno, dopo di che sono tornato in una libreria e ho comprato un libro. Un libro vero. Ho smesso di leggere quello che avevo iniziato sull’eReader e ho cominciato quello nuovo. Punto. Il libro di cui vi voglio parlare oggi non è nessuno dei due citati prima, ma è “A volte ritorno” di John Niven, il primo e fin’ora unico libro che ho letto sull’eReader. Diciamo subito che il romanzo di Nives è divertente, originale e coinvolgente. Il classico libro da leggere se avete una vita di foschi pensieri e la sera volete staccare il cervello e far lavorare solo un poco la fantasia, giusto quel tanto che serve per creare nella mente le immagini dei personaggi.
Dio torna da una breve vacanza (cinque secoli terrestri) e al suo arrivo in Paradiso si accorge che la Terra che ha lasciato non è più la stessa. L ’ultima cosa che lui si ricordava era il Rinascimento, ora trova solo guerre, genocidi e un’umanità senza più speranze né sogni. Così decide di rimandare Gesù sulla Terra, nonostante il figlio non abbia alcuna voglia di scendere di nuovo tra gli uomini. Gesù, giocoforza obbediente, stavolta raccoglierà i suoi nuovi “apostoli” tra gli sbandati degli Stati Uniti e proprio lì parteciperà ad un talent show musicale, per riuscire ad apparire in TV e diffondere a più persone possibile il suo nuovo verbo: “Fate i bravi”. Nonostante i presupposti, il libro non risulta né blasfemo né particolarmente offensivo. Le opinioni sulla Chiesa e sull'umanità che il Gesù di Nives ha, sono praticamente le stesse che ci potrebbe dare un qualsiasi sconosciuto per strada e quindi il libro risulta divertente e davvero alla portata di tutti, senza nessuna pretesa di dare risposte o consigli a nessuno (se non vi fidate, al massimo, non leggetelo!).
La lettura di “A volte ritorno” e la vita dell’eReader, è durata il tempo di un viaggio andata e ritorno in treno tra Roma e Firenze (però su un lentissimo intercity, ci tengo a specificarlo). Dopo di che, come già detto, il rettangolino nero è rimasto a guardarmi nel ripiano della libreria, in attesa che io lo accenda di nuovo, o quanto meno, gli tolga gentilmente un po’ di polvere dallo schermo.