Volo Ryanair Salonicco - Roma. Maggio del 2012. Quattro
giorni di Grecia: mare, sole, ottimo pesce e la conferma che il Mediterraneo
sforna gente della stessa razza, a prescindere da dove nasci. Italiani, spagnoli e
greci sono indistinguibili se presi singolarmente. Quello che fin’ora mi era
stato solo detto, ora posso confermarlo. Salgo le scalette dell’aereo e la hostess
italiana mi saluta sorridendo. Butto l’occhio su un ripiano sulla destra e vedo
un libro: “Sulla strada” di Jack Kerouac. Incredibile. E’ la stessa edizione
che ho io. Me l’hanno regalato proprio qualche settimana fa e l’ho letto in una
settimana. Forzandomi per fermarmi ogni tanto, così da gustarmelo meglio.
Faccio un commento ad alta voce sul libro e senza nemmeno voler attirare
l’attenzione della hostess, in effetti lo faccio. Le racconto, tra una valigia
posizionata nello scompartimento e una cintura allacciata, che il libro mi è
piaciuto un sacco e che fa bene a leggerselo. La hostess sembra soddisfatta ed
io le evito di concludere la mia recensione involontaria.
Ho omesso che “Sulla
strada” è si interessante, ma tanto tanto lento e soprattutto ripetitivo. Tanto
ripetitivo. Kerouac scrive il manoscritto del suo libro nel 1951. L’opera vedrà
la pubblicazione solo 6 anni dopo, nel 1957. Un motivo ci dovrà pur essere. La storia è
semplice: il libro racconta una serie di viaggi, compiuti nell’arco di pochi
anni, del protagonista (nonché autore stesso) attraverso gli Stati Uniti.
Droga, alcool, sesso, ritorno alla vita naturale, immensi spazi americani da
percorrere a tutta velocità in macchina. “Sulla strada” diventa presto il
manifesto della beat generation, ovvero quella generazione americana, metà anni
50, che rifiuta i formalismi e i falsi miti della vita quotidiana, fatta di
lavoro, rispettabilità, cura del giardinetto, patriottica guerra di Corea. La
risposta a tutto questo è la fuga e la corsa verso sensazioni sempre nuove e
più intense, immancabilmente condite da una bella dose di anfetamine. Il
risultato di anni (o spesso anche solo mesi), di questa vita a perdere, porta a
due possibili conseguenze. O la cancellazione totale di ogni capacità di pensiero e
ragione, o la presa di coscienza dell’impossibilità di una vita così e la triste
rassegnazione all’omologazione e al ritorno all'ordinario.
Non svelo
quale sarà il destino del protagonista ma confermo la mia idea che questo libro
può piacervi da impazzire o portarvi ad implodere di noia dopo venti pagine. Come sempre,
la verità forse sta nel mezzo. E’ un libro che va letto perché è un caposaldo
della letteratura mondiale e perché racconta una pagina di storia americana che
è ancora poco conosciuta. Ma non è detto che un grande libro debba essere per
forza anche bello, e questo ne è l’esempio. “Sulla strada” è un libro che
leggerete una volta ed una volta sola, ma qualcosa di certo vi lascerà. Quanto meno,
vi avrà fatto compagnia tra un autostop e l’altro mentre andate verso il
Pacifico.
me la ricordo bene, la scena con l'hostess... Praticamente era rimorchiata.
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