C’era una volta un bambino che frequentava le scuole
elementari. Nell’estate tra la seconda e la terza, la maestra diede un compito
molto semplice. Scegliere un libro dalla libreria di casa, leggerlo e farci un
riassunto. Questo bambino trascorse l’estate in maniera spensierata: perse la
vista di fronte allo schermo di un computer, andò in villeggiatura sul litorale laziale, giocò a pallone tra auto parcheggiate e tralicci dell’alta tensione,
guardò i cartoni animati e mai, nemmeno per un secondo, pensò di fermarsi un
attimo a leggere un libro.
Arrivò la vigilia del primo giorno di scuola. Il bambino,
preso da un improvviso, quanto tardivo, senso di responsabilità, decise di
scegliere un libro e leggerlo, nel disperato, quanto anch’esso tardivo,
tentativo di non presentarsi il giorno dopo a mani vuote. Scelse il libro più
piccolo che trovò nella libreria, lo sfogliò, poi lo posò sulla scrivania e promise
a se stesso che lo avrebbe letto la sera, prima di andare a dormire. Quando il
bambino si svegliò, nel cuore della notte, si rese conto che erano le due passate
e che forse, ma non è che fosse troppo convinto, era arrivato il momento di
leggersi quel libro. Sgattaiolò dal letto e si chiuse nello studio. Lesse le
prime tre pagine con grande enfasi, dopo di che, capì che forse non era il caso
di soffermarsi sui dettagli e cominciò a leggere una riga si ed una no. Poi passò
ad una si e tre no. In fine, decise di leggere solo l’ultimo capitolo,
lasciando all’immaginazione tutti gli altri. Dopo circa due ore chiuse il libro
e soddisfatto, tornò quatto quatto dentro il letto.
Per la cronaca, il
riassunto non lo scrisse mai e il giorno dopo, come tutti gli altri successivi,
nessuna maestra gli chiese più nulla di quel riassunto. Sempre per la cronaca, quel libricino che
tanto poco colpì la fantasia del bambino era “Il gabbiano Jonathan Livingston” (Jonathan
Livingston Seagull) di Richard Bach. Libro pubblicato nel 1970 e che dopo
due anni, era già stato stampato in un milione di copie.
A distanza di tanti
anni, quel bambino (ora una quarantina di centimetri più alto) decise di
rileggere il libro. Quello stesso libro (con le pagine un po’ ingiallite) che
a otto anni proprio non era riuscito ad apprezzare. Stavolta lo lesse tutto d'un fiato, e
in poco meno di un’ora. Poi tenne tra le mani il libricino, accarezzò con le dita la
copertina e chiuse gli occhi, tornando con la mente a quella notte di venti
anni prima.
Prese un foglio bianco e cominciò a scrivere il riassunto. Anche in questo caso, seppur nobile, il gesto non poté che apparirgli piuttosto tardivo.
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