“L’idea dell’eterno
ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell’imbarazzo:
pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l’abbiamo già vissuta, e
che anche questa ripetizione debba ripetersi all’infinito! Che significato ha
questo folle mito?”
Ci sono voluti diversi anni, ma alla fine, anche io ho letto
“L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera. Ci sono voluti
diversi anni si, ma da cosa? Da quella volta in cui sentii nominare il libro
per la prima volta. Era il giorno dell’orale della maturità e la ragazza interrogata
prima di me portò a far vedere ai professori, tutti i libri che aveva letto per
prepararsi. Li posizionò bel belli sul tavolo e cominciò a raccontare del
perché li avesse scelti e di quale legame, ognuno, avesse con l’argomento che
trattava nella tesina. Fu così che mentre lei guadagna minuti preziosi,
riempiendo il suo esame di fiumi di parole, io adocchiai questo libro dal
titolo enigmatico e promisi di leggerlo, un giorno, quando il destino me lo
avrebbe riproposto. A distanza di dieci anni, il destino ha preso le forme
della Biblioteca di Spinaceto e di una mattina in cui, con soli tre euro, ho
portato a casa non solo il suddetto libro ma anche un calendario, riposto
seduta stante in un cassetto, visto il marzo inoltrato in cui ormai mi trovavo.
“L’idea dell’eterno
ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell’imbarazzo:
pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l’abbiamo già vissuta, e
che anche questa ripetizione debba ripetersi all’infinito! Che significato ha
questo folle mito?”
Di per sé, la storia che viene raccontata nel libro è
semplice. Ci sono quattro protagonisti: due sono sposati, la terza è l’amante
dello sposo, il quarto è l’amante dell’amante dello sposo. In realtà ci sarebbe
anche un quinto personaggio, ovvero il cane degli sposi, che però non è abbastanza
interessante, in quanto a sua volta, non ha amanti né scheletri nell’armadio da
piazzare in prima pagina. Intorno ai personaggi, Kundera dipinge due cose: la
prima è la Praga pre e post invasione sovietica del 68, l’altra è una serie di
riflessioni filosofiche sulla vita, l’amore, il senso stesso della storia e
dell’uomo, che lasciano (almeno con me è stato così) senza parole. Prendete un
libro di storia della filosofia ed uno di psicologia, agitateli e quello che
troverete, versando il tutto nel bicchiere, sarà “L’insostenibile leggera dell’essere”,
un’opera che può esaltarti e farti esplodere d’amore in una pagina e deprimerti
ed istigarti al suicidio in quella successiva.
“L’idea dell’eterno
ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell’imbarazzo:
pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l’abbiamo già vissuta, e
che anche questa ripetizione debba ripetersi all’infinito! Che significato ha
questo folle mito?”
L’idea che ho avuto di questo libro è che sia perfetto per
tutte le età, non solo nel senso che può leggerlo chiunque (anche chi di solito
non legge mai, anzi soprattutto chi di solito non legge mai), ma che andrebbe
riletto ad intervalli di dieci anni, perché ogni riflessione che viene fatta
tra le righe, può emozionare e colpire chi la legge, in maniera diversa, a
seconda di quale sia l’esperienza di vita che si ha. Per cui, se anche non aveste alcuna intenzione di leggere il libro (o di rileggerlo, nel caso non ve lo ricordaste), nessuna problema, avrete tempo per ripensarci e farlo, anche a novantanove anni. Chissà, magari per il centenario della Primavera di Praga.
“L’idea dell’eterno
ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell’imbarazzo:
pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l’abbiamo già vissuta, e
che anche questa ripetizione debba ripetersi all’infinito! Che significato ha
questo folle mito?”
Ok...ci sei riuscito...questo libro mi hai convinto a leggerlo!
RispondiEliminaps. sicuro però il mio personaggio preferito sarà il cane!